Nasce il consorzio Le Querce, «un marchio di qualità per le case famiglia»

Circa una trentina di strutture del territorio si associano con l’obiettivo primario di auto qualificarsi, scegliendo «professionalità, legalità e rispetto delle regole»

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Dino Guerra

Il cavalier Dino Guerra – nome noto a Ravenna, in particolare nell’ambito dei settori del volontariato e della sanità – ha presentato in municipio, alla presenza del consigliere comunale di Ama Ravenna Daniele Perini, “Le Querce”, progetto consortile di un gruppo di case famiglia.

L’ associazione nasce da una situazione di difficoltà nel settore, o meglio – spiegano i proponenti – «il settore è nato in modo potremmo dire “spontaneo”, in funzione di una forte esigenza di ospitalità, sul territorio, delle persone anziane, che per vari motivi non hanno più la possibilità di continuare a vivere in casa in modo autonomo». Questa spontaneità, sviluppata nell’ambito di quanto previsto dal Decreto Regionale Emilia Romagna, ha dato la possibilità di avviare attività, di piccole dimensioni, «parliamo di case famiglia fino a sei ospiti e di Comunità alloggio che, per la maggior parte, sono gestite con buon senso e rispetto delle normative vigenti che, col tempo, si sono sovrapposte».

Tutto questo ha spinto un primo gruppo di case famiglia , circa una trentina, ad associarsi, «al fine di provare a invertire la rotta, con obiettivo primario – si legge nella nota di presentazione de Le Querce – l’autoqualificazione, attraverso strumenti di garanzia, delle strutture».

Il primo processo di aggregazione spontanea ha visto come trade d’union Vito Venturi, che ha poi cercato il coinvolgimento di forze esterne, capendo che la sola unione di piccole realtà non avrebbe creato uno strumento, sufficiente e necessario punto di partenza dell’ iniziativa. «Attraverso poi i primi incontri – spiega la nota de Le Querce –, si sono individuati anche altri punti di sviluppo dell’iniziativa, più legati alle necessità pratiche, quali la fornitura di servizi a costi ragionevoli, dato che la mancanza di rappresentanza collettiva penalizza pesantemente i ricavi, essendo la dimensione delle imprese in genere ridotta, stipulando convenzioni al fine di poter acquistare i prodotti necessari quali, ad esempio, pannoloni, biancheria, prodotti per l’igiene personale, prodotti per la pulizia».

«Oggi – termina la nota – la dimensione consortile è lo strumento che può tentare di riqualificare il settore, rappresentarlo dignitosamente, fornire ai propri associati strumenti di autocontrollo, certificazione, in sintesi un marchio di garanzia che consenta ai potenziali clienti di poter scegliere strutture che hanno, a loro volta, scelto la strada della professionalità, della legalità, del rispetto delle regole».

Ecco infine la lista degli “obiettivi qualificanti” del progetto:

  • riqualificazione del settore e del personale attraverso la formazione e l’aggiornamento professionale
  • costruzione di un contratto collettivo nazionale di lavoro, specifico per questa tipologia di attività
  • creazione di una struttura di autocontrollo che verifichi il rispetto di quanto previsto dalle norme vigenti
  • ricerca di convenzioni che possano agevolare l’attività delle strutture
  • tutela ed assistenza legale
  • rappresentatività nell’ambito delle strutture pubbliche e private che a vario titolo interagiscono con il comparto
  • creazione di un codice etico di comportamento in collaborazione con le amministrazioni territoriali, comuni e province
  • la struttura assumera’ una sua connotazione definitiva attraverso l’adesione e la collaborazione delle case famiglia e comunità alloggio e il confronto con gli enti pubblici per favorire un migliore sviluppo del settore
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