Corso di laurea Unife al Maria Cecilia Hospital: parla l’ad della clinica Biagi

Il dirigente della struttura sanitaria privata di Cotignola interviene sul progetto universitario che sta facendo discutere

Maria Cecilia Hospital

Il Maria Cecilia Hospital di Cotignola

Sta facendo discutere, attraverso vari interventi pubblicati recentemente dai giornali locali e sul web, fra sostenitori e detrattori, il progetto dell’Università degli Studi di Ferrara di insediare uno dei corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia presso il Maria Cecilia Hospital di Cotignola.

Nel dibattito a questo punto ha deciso di intervenire Bruno Biagi, Amministratore Delegato di Maria Cecilia Hospital per illustrare le caratteristiche del progetto e la collaborazione con territorio e istituzioni, per una migliore comprensione da parte di tutti dei potenziali e positivi effetti sul tessuto socio-economico locale.

A proposito del dibattito pubblico in corso Biagi sostiene che «diverse sono state le argomentazioni: talune con riguardo agli auspicabili e positivi effetti socio-economici, tal altre chiaramente dettate da legittime pregiudiziali politiche, la cui sintesi trova ragione nel convincimento che laddove vi sia operosità dell’ospedalità privata accreditata, ciò avvenga a detrimento dell’ospedalità pubblica».

«In questa cornice riteniamo sia utile dare all’opinione pubblica elementi sui quali poter meglio inquadrare il progetto universitario estense ed i suoi potenziali effetti, limitando l’esposizione al richiamo di atti e ai fatti occorsi in questi mesi – afferma il dirigente della clinica di Cotignola –. Partiamo dal primo aspetto: l’iniziativa è, e rimane, nella piena e autonoma titolarità dell’Ateneo ferrarese, così come è stato per i due analoghi progetti promossi e realizzati dall’Ateneo bolognese con i due nuovi insediamenti di Forlì e di Ravenna, la cui Facoltà medica ha ottenuto un cospicuo incremento dei posti disponibili per consentire ai giovani di intraprendere la relativa professione. Dato questo, che trova giustificazione nella elevata qualità dell’offerta formativa ferrarese, cui deve ora vedersi ampliata la capacità formativa didattica e pratica. In questo contesto, sia l’Ateneo bolognese che quello ferrarese hanno individuato nell’ospedalità della Romagna un territorio fertile per radicamento, qualità istituzionale e professionale, coinvolgendo l’imprenditorialità locale per capacità di sostegno finanziario e imprenditoriale».

Bruno Biagi Ad Maria Cecilia Hospital

Bruno Biagi, ad del Maria Cecilia Hospital

«Infatti, GVM Care & Research ha concorso sia al progetto di Forlì che di Ravenna con sostegno finanziario alla didattica – precisa Bruno Biagi – mentre per l’iniziativa ferrarese ha formulato un progetto di residenzialità accademica attraverso la realizzazione di un Campus da destinare alla Facoltà di Medicina di Ferrara.  Corso di Medicina, quest’ultimo, che rimane, e non può essere diversamente, nell’esclusiva titolarità e gestione dello stesso Ateneo. Anche sul piano assistenziale, mai si è ipotizzata la trasformazione di Maria Cecilia Hospital in azienda universitaria, per la semplice ragione che ciò è possibile nel solo ambito degli ospedali pubblici».

Maria Cecilia Hospital, accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale di Cotignola, pur in procinto di vedersi riconosciuto come IRCCS – continua nella sua argomentazione il dirigente della struttura sanitaria di Cotignola – resta quello che è, ovvero un centro di alta specialità ed elevata complessità assistenziale, integrato con la struttura faentina del San Pier Damiano Hospital, anch’essa accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale, capaci entrambi di soddisfare la più ampia e qualificata offerta formativa clinico-accademica, ancorché risultino prive di talune discipline per le quali è l’Ente regionale a ritenere necessario il loro mantenimento del totale controllo pubblico (es. medicina d’urgenza e pronto soccorso).
Su questi presupposti è sorta l’esigenza, ma anche l’opportunità di coinvolgere l’ospedalità pubblica di prossimità per integrare i necessari requisiti formativi (es. l’Ospedale di Lugo per l’ostetricia e ginecologia, la medicina d’urgenza, il Pronto Soccorso e la medicina territoriale), dando così fondata ragione ad un rivisitato ruolo di tali presidi pubblici che diversamente soffriranno un loro progressivo impoverimento».

«Volendo fare sintesi ragionevole degli accadimenti di questi mesi – conclude Bruno Biagi – trovano evidenza elementi inequivocabili, gli unici su cui l’opinione pubblica può trovare spunti per una consapevole presa di posizione.
Il fatto che la Romagna abbia una grande occasione per divenire un unico grande campus per l’offerta formativa medica di due autorevoli Atenei: Bologna e Ferrara.
Il fatto che mentre Bologna ha trovato terreno fertile nel connubio tra istituzioni pubbliche, Fondazioni bancarie e grandi imprese del territorio (tra cui GVM Care & Research), l’Ateneo di Ferrara ha individuato nel polo ospedaliero di Maria Cecilia Hospital non solo buona parte delle discipline medico-chirurgiche, ma anche la disponibilità a sostenere direttamente la realizzazione delle strutture didattiche, di laboratorio e residenziali, senza che con questo se ne mutasse status, ruolo o funzioni.
Il fatto che l’auspicato coinvolgimento dell’ospedalità pubblica di prossimità, ad esempio l’ospedale di Lugo e quello di Faenza, ne potesse ottenere un rafforzamento proprio grazie all’opportunità di entrare nel perimetro degli ospedali del progetto accademico ferrarese, la cui sede universitaria troverebbe luogo nel campus realizzato da GVM Care & Research, ma senza che ciò possa comportare la temuta “privatizzazione” dell’offerta formativa universitaria che, e non può essere diversamente, rimarrà nella esclusiva titolarità dell’Ateneo di Ferrara.
Questi i fatti e, per semplice ragionevolezza, troviamo difficile rinvenire ragioni a giustificazione del dissenso a che tutto ciò si realizzi».

 

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