In ventisette hanno scelto Medicina a Cotignola, ma il corso è ancora bloccato

L’ateneo di Ferrara ricorre al Tar per i ritardi di Regione e ministero sul campus all’ospedale privato Maria Cecilia. Il gruppo Gvm: «Siamo noi a dare sostegno finanziario»

MCH Esterno Maria Cecilia Hospital

Il Maria Cecilia di Cotignola è uno dei 7 ospedali in Emilia-Romagna del gruppo Gvm (in tutto 28 in Italia)

Chi ha fatto il test di ingresso alla laurea di Medicina un mese fa – il 3 settembre in tutte le università italiane per stilare una graduatoria unica nazionale (69mila candidati per 11mila posti disponibili) – poteva indicare (oltre all’ormai nota novità di Ravenna) anche Cotignola tra le preferenze per la sede dove iscriversi (una trentina di persone l’ha indicata come prima scelta) ma nel comune di 7.500 anime nella Bassa Romagna non è detto che partirà davvero il corso dell’Università di Ferrara.

La nascita del corso è figlia di un accordo già raggiunto tra l’ateneo e Gvm, importante gruppo della sanità privata: l’ospedale accreditato Maria Cecilia infatti sarebbe la sede delle lezioni. Nei conteggi nazionali, alla magistrale a ciclo unico (sei anni) di Unife sono stati assegnati complessivamente 665 posti, compresi 65 a Cotignola. Ma al momento mancano ancora le approvazioni definitive degli enti pubblici e i tempi stringono: a metà ottobre si dovrebbe iniziare.

Ferrara ha deciso di presentare un ricorso al Tar: non per contestare una decisione ma per lamentare una mancata decisione nonostante i tempi per approvare o respingere ci siano stati. A luglio si è pronunciata l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario (Anvur). In sintesi: gli esperti della valutazione nominati dall’Anvur hanno espresso un parere preliminare positivo sui requisiti di qualità, ma visto che verrebbero utilizzate esclusivamente strutture sanitarie private non è possibile accreditare il corso se non con un parere esplicito della Regione o indicazioni specifiche del ministero.

L’accordo tra Gvm e Unife non piace ad alcune formazioni politiche di sinistra. A fine agosto critiche erano arrivate da Maurizio Marangolo, presidente di Sinistra per Ravenna ed ex primario di Oncologia oggi in pensione: «Una commistione fra pubblico e privato che non sempre, in sanità in particolare, ha dato i frutti sperati, proprio per le diversità istituzionali e costituzionali delle due realtà. Nessuna obiezione a che il Gruppo Villa Maria, se lo ritiene opportuno e se è in grado di farlo e di mantenerlo, istituisca un proprio polo universitario privato come fatto da altre strutture in Italia che forniscono qualità didattiche di altissimo livello a costi elevati, ma le realtà sanitarie afferenti all’Ausl Romagna devono restare a disposizione del polo universitario bolognese-romagnolo di recente istituzione».

Nei giorni scorsi la consigliera regionale Silvia Zamboni (Europa Verde) ha presentato una interrogazione. La sua attenzione va soprattutto alla concessione di risorse pubbliche: «In questa fase pandemica risulta prioritario sostenere la sanità pubblica e concentrare a suo favore le risorse pubbliche disponibili».

Gvm ha replicato dicendosi stupita dell’ostilità «avverso un centro clinico il cui prestigio è noto nel Paese e oltre i confini nazionali». L’azienda precisa che ha reso usufruibili propri spazi e progettato la realizzazione del campus (laboratori, aule, studi e residenze), ponendo il tutto nella disponibilità dell’Università «e senza che ciò possa costituire titolo per il governo dell’attività formativa che permane di esclusiva competenza dell’Ateneo pubblico. È quindi totalmente infondato ricondurre queste iniziative di Maria Cecilia Hospital ad un preteso beneficio economico elargito da parte della Regione, essendo vero l’esatto contrario: il sostegno finanziario è stato fornito dal Maria Cecilia Hospital all’Ateneo di Ferrara».

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