I tavolini all’aperto resteranno. E in centro a Ravenna nasceranno nuovi dehor

Il regolamento per l’occupazione di spazi pubblici del Comune di Ravenna può contare sul parere “preventivo” della Soprintendenza. L’assessore: «Così più certezze agli imprenditori»

Ragazze Al TavoloFatta eccezione per qualche piccola polemica che ha appassionato pochi, il centro di Ravenna in versione anti Covid è piaciuto un po’ a tutti. Come noto, a causa delle restrizioni rese necessarie per limitare i contagi, il Comune, sfruttando le direttive statali, ha infatti dato la possibilità ai locali di espandersi (a costo zero) occupando più “suolo pubblico” del solito. Gli esempi più lampanti sono i tavolini nel cosiddetto quadrilatero di via Ponte Marino, ma anche quelli aggiunti in piazza del Popolo o nella meno centrale zona di via Agnello.

Ora, arrivato l’autunno, il Comune ha già sfruttato la possibilità introdotta dal nuovo decreto del Governo concedendo una proroga al 31 dicembre, con i locali che stanno ridefinendo i propri spazi al fine di presentare nuovi progetti, verosimilmente leggermente ridotti rispetto all’estate. L’abbassamento delle temperature e il maltempo rischiano infatti di compromettere il sogno di poter continuare a vivere la città all’aperto, anche perché i vigili del fuoco – ci rivela l’assessore competente in materia, Massimo Cameliani – non hanno ancora dato il via libera alla possibilità di utilizzare i cosiddetti “funghi” per riscaldare gli ambienti esterni.

Lo stesso Cameliani è stato tra i protagonisti dell’approvazione del nuovo regolamento “per l’occupazione di aree e spazi pubblici, o privati di uso pubblico, con mezzi pubblicitari, fioriere, tende parasole, elementi di arredo e strutture temporanee a servizio di pubblici esercizi”. In una parola, il tema è quello dei “dehor”, come erano stati chiamati all’epoca della prima giunta Matteucci, quando fece discutere il regolamento che ne propose un modello poi di fatto mai veramente applicato, almeno in centro storico, spesso a causa del veto della Soprintendenza.

Oggi la novità – per nulla scontata, visto anche le diatribe che spesso nascono tra i due enti, come accaduto per esempio recentemente al Comune di Rimini – è proprio il coinvolgimento totale della Soprintendenza. «Si tratta di un lavoro che è la somma dei tre precedenti regolamenti in materia – commenta infatti Cameliani – e che porta con sé una novità straordinaria: il parere preventivo della Soprintendenza che di fatto ci dice, mappa alla mano, dove e come (i modelli sono tre, non solo uno come in passato, ndr) si possono realizzare i padiglioni esterni, le cui strutture potranno restare anche in estate. Evitando incertezze e lungaggini burocratiche per gli operatori». Di fatto, in centro storico, nuovi padiglioni potranno essere installati comunque solo in piazza Einaudi, in piazza Costa, al Fricandò vicino a Porta Adriana, nel nuovo locale di fronte al teatro Alighieri e all’enoteca Bastione del borgo San Rocco. Nei casi restanti, a seconda delle diverse zone del centro storico, sono state previste concessioni per tavolini, sedie, ombrelloni, vele, fioriere, all’insegna della semplificazione. «Il che non vuol dire che ogni operatore potrà fare quello che vuole – puntualizza Cameliani, rispondendo così in qualche modo anche alle perplessità della lettera aperta di alcune associazioni, tra cui Slow Food, che tengono al decoro del centro storico –, ci sono criteri concordati da rispettare». Ma per presentare un progetto, non occorrerà più vincolare tutta la via, per esempio, ma nel caso delle fioriere sarà sufficiente la collaborazione tra due esercizi.

«Voglio sottolineare – conclude Cameliani – anche che il regolamento prevede concessioni non più annuali, ma di 5 anni, un modo per permettere agli operatori di programmare gli investimenti con più certezze. Così come abbiamo dato tre anni di tempo ai locali per adeguarsi alle nuove norme».

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