Francesco Plazzi, il musicista ravennate che continua a suonare, ma a Zanzibar

Diario di viaggio dell’ideatore di “Spiagge Soul”: «Qui è come tornare indietro nel tempo, nessuna restrizione: speriamo sia così quest’estate anche in Romagna»

Francesco Plazzi ZanzibarFrancesco Plazzi è uno storico musicista della scena ravennate, noto per essere anche l’ideatore e direttore artistico del festival “Spiagge Soul”. In questo periodo di stop forzato a causa della pandemia, è tra i pochi che hanno avuto la possibilità di fare (e ascoltare) un concerto. Ma a Zanzibar. L’isola in Tanzania, non lo stabilimento balneare di Marina di Ravenna.

«Ne ho approfittato – ci racconta al telefono –: il mio lavoro mi permette di spostarmi per fare attività di scouting e due anni fa, grazie ai contatti instaurati da queste parti, sono stato il primo a portare in Italia i Mokoomba, per esempio. Ora, grazie sempre a quei contatti, sono riuscito fortunatamente a partire e a staccare da un momento di blocco così prolungato, in Italia, che credo stia facendo molti danni. Perché anche il cuore e la mente contribuiscono alla nostra salute».

Andare a Zanzibar, in questo periodo, non è stato però semplice: «Ho dovuto fornire diversi documenti, ma ce l’ho fatta». E il primo impatto con l’isola è stato quasi come uno schiaffo, di quelli che ti svegliano da un brutto incubo però. «Come ritrovarmi indietro di un anno. È stato incredibile ritrovarmi a vivere le 24 ore di ogni giorno senza limitazioni. Giuro che le prime notti sognavo di essere in Italia, senza mascherina: tutti mi insultavano (ride, ndr). Tutta questa situazione ha finito con il modificarci l’inconscio». A Zanzibar, infatti, niente mascherine, niente divieti. «Al mio arrivo mi hanno semplicemente misurato la temperatura in aeroporto. Stop». Eppure il Covid esiste anche là. «Ci sono pochi casi, hanno valutato che la mortalità non è aumentata a causa del virus».

E così non si è mai fermata neppure la musica. «Sono stato a un festival (il Sauti Za Busara, ndr) e ho già avuto occasione di suonare un paio di volte in alcuni locali, unendomi a musicisti del posto. È stata una gioia incredibile. Una gioia però che dovrebbe essere quella della vita, che a noi oggi sembra qualcosa di eccezionale. Sto cercando di mostrarlo anche sui social, per far capire che di vita ce n’è ancora, anche se ce lo stiamo dimenticando».
Anche in Tanzania però i concerti si sono fermati per alcuni giorni. «In segno di lutto per la morte del vice presidente di Zanzibar, tra l’altro per complicanze proprio da Coronavirus. E anche se il silenzio forzato è stato solo di pochi giorni, la gente era insofferente: non riesce a vivere senza musica».

Plazzi è partito l’8 febbraio con in tasca un biglietto di ritorno per l’8 marzo, ma l’ha già posticipato. «Sto facendo un viaggio itinerante, ma sono di base nell’hotel a Uroa di un amico ravennate (Andrea Ballardini, ndr). Intanto sono già proiettato verso la prossima edizione di Spiagge Soul, la speranza è che l’estate, in Romagna, possa essere almeno come quella dell’anno scorso…».

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