Nel 2021 nel comune di Ravenna consumati 68 ettari di terreno vergine

Il rapporto Ispra mette la città al secondo posto in Italia dopo Roma, così come l’estensione totale delle due municipalità

Costruzioni EdiliziaNella classifica nazionale dei comuni che hanno consumato più terreno vergine nel 2021 troviamo Ravenna seconda solo a Roma con 68,66 ettari di incremento nell’anno scorso (va ricordato che per estensione totale il territorio comunale di Ravenna è secondo in Italia dopo Roma). Il dato viene dall’ultimo rapporto Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale sottoposto alla vigilanza del ministero della Transizione ecologica. Ampliando l’osservazione al territorio provinciale, a livello regionale Ravenna è dietro a Modena: l’incremento 2020-2021 annuale netto in ettari è 134,8 per Modena e 113,95.

L’Emilia-Romagna è terza sia per incremento di suolo consumato nel periodo 2020-2021 (658 ettari) sia in totale di suolo consumato nel 2021 (oltre 200mila ettari), dopo Lombardia e Veneto.

Nella classifica regionale dietro Ravenna troviamo i comuni di Reggio Emilia (35,44 ha) e Ostellato (30,26 ha). Se guardiamo invece al consumo di suolo pro capite, l’indice in rapporto alla densità abitativa, troviamo Ostellato in cima alla lista dei comuni in Emilia-Romagna, con un consumo di suolo annuo di 52,5 mq per ciascun abitante. Subito dopo si piazzano Polesine Zibello (Pr) e Besenzone (Pc), che hanno perso rispettivamente 25,5 mq/ab e 16,4. Ben 13 comuni hanno superato i 10 mq/ab di consumo pro capite nel 2021 (tra questi non c’è Ravenna): erano 8 nel 2020 e 10 nel 2019.

Il 2021 si configura come un annus horribilis per la Penisola. Rispetto agli ultimi dieci anni, infatti, l’incremento di consumo di terreno vergine in Italia ha segnato il record di oltre 2 mq al secondo, per un totale di quasi 70 kmq di nuove coperture artificiali. Il cemento ricopre ormai 21.500 kmq di suolo nazionale, dei quali 5.400 (una fetta di territorio grande quanto la regione Liguria) destinati agli edifici. Un manto di cemento con gravi conseguenze per la permeabilità del suolo, che invece, di fronte a un quadro di crisi climatica e al conseguente acuirsi dei fenomeni metereologici estremi, è fondamentale per rendere più resiliente il territorio. Si pensi che i danni causati dalla perdita di suolo sono stimati intorno agli 8 miliardi all’anno.

«I dati del rapporto Ispra – scrive Legambiente – confermano anche l’inadeguatezza della legge urbanistica regionale sulla tutela e l’uso del territorio: il corretto recepimento della legge a livello comunale attraverso la stesura e approvazione dei Pug (Piano Urbanistico Generale) imporrebbe la soglia di consumo pari al 3 percento della superficie consumata al 2017. Rielaborando i dati ISPRA, si trova che tale soglia è già stata ampiamente superata da 21 comuni che hanno prorogato più volte l’approvazione del Pug. Con questo trend allo scattare del limite del 3% rischieremo paradossalmente di non avere più suolo consumabile. Questa è la prova ulteriore di come la legge 24/2017, così come è stata progettata, non ha posto un freno al consumo di suolo»

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