Bagnara di Linea Rosa: «La violenza domestica è un problema culturale»

«Le leggi ci sono, ma non sempre vengono applicate». «A Ravenna, fino a settembre 2022, abbiamo accolte quasi 250 donne, negli anni pre Covid circa 400». «È Fondamentale affrontare gli stereotipi di genere anche in famiglia, durante tutto il percorso educativo»

Alessandra BagnaraCome ogni anno, la “Giornata mondiale contro la violenza sulle donne” del 25 novembre è l’occasione per promuovere eventi e fare il punto sul tema anche a Ravenna dove, da oltre trent’anni, è attiva l’associazione Linea Rosa, presieduta da Alessandra Bagnara.

Alessandra, partendo dai dati, quante sono le donne accolte quest’anno dal vostro centro antiviolenza?
«Dall’1 gennaio al 30 settembre scorso ne sono state accolte 220 a Ravenna, 17 a Cervia e 11 a Russi. Nello stesso periodo ne sono state ospitate invece 16 (di cui 12 con figli, per un totale di 22 bambini), oltre a una figlia maggiorenne».

A livello numerico, cosa è cambiato rispetto allo scorso anno e al periodo pre-Covid?
«Nel 2021 si sono rivolte a noi 390 donne, con un netto aumento rispetto al 2020 quando erano state appena 324. Questo dato è sicuramente correlato, almeno in parte, alla pandemia che per alcuni mesi ha fortemente limitato la possibilità delle donne di chiedere aiuto. Negli anni pre-Covid, il numero è sempre stato intorno ai 400, questo dimostra che la violenza domestica non è un problema emergenziale ma un fattore culturale».

Qual è la fascia d’età più rappresentata dalle donne che chiedono aiuto?
«Quella fra i 40 e i 49 anni, intorno al 27,9% nel 2021, in aumento rispetto all’anno 2019 (23,4%). A seguire quella fra i 30 e i 39 anni, intorno al 21%. Durante la pandemia, con l’aumento delle comunicazioni sui social, siamo riusciti a raggiungere le donne di fascia più giovane».

Per le sue numerose attività Linea Rosa può contare su alcuni finanziamenti pubblici. Sono sufficienti per far fronte a tutte le esigenze?
«Le iniziative sono finanziate principalmente grazie alla convenzione per la gestione del centro antiviolenza e delle case rifugio stipulata con i Comuni di Ravenna, Cervia e Russi e allo stanziamento di fondi regionali. Sono inoltre numerose le attività portate avanti dalle socie e volontarie del centro e che consentono l’introito di nuove donazioni. L’impegno economico dei Comuni, soprattutto quello di Ravenna, è importante e il centro antiviolenza riesce a far fronte a tutte le principali necessità delle donne e dei minori vittime di violenza. Ma molto apprezzato e importante è anche il contributo dei privati».

Fiori A Mosaico Linea Rosa

I fiori a mosaico di Linea Rosa, simbolo di solidarietà e fonte volontaria di finanziamento per l’associazione ravennate

A livello giuridico, si potrebbe fare qualcosa in più per tutelare le donne?
«Le leggi che tutelano le donne e i minori vittime di violenza ci sono e sono adeguate. A mio parere è importante porre invece l’attenzione sull’applicazione delle stesse che spesso non è puntuale come dovrebbe. Per superare questo impasse si dovrebbe incrementare la formazione di avvocati, giudici e magistrati sul tema della violenza di genere in modo da poter predisporre strumenti applicativi all’altezza della problematica che ha una grandissima valenza sociale e culturale. La formazione di questi professionisti eviterebbe inoltre forme di “vittimizzazione secondaria” a cui le donne vittime di maltrattamenti spesso sono sottoposte proprio in quei luoghi, quali i tribunali, dove invece avrebbero la necessità di essere sostenute e supportate».

Come si può migliore l’educazione delle nuove generazioni già in famiglia, visto che il fattore culturale è importante?
«Le aspettative stereotipate basate su norme socialmente stabilite per ragazzi e ragazze sono tra le cause principali della disuguaglianza di genere. Influenzano la percezione di sé e del proprio benessere, i modi in cui interagiamo con le altre persone e incidono fortemente sul modo in cui gli individui partecipano all’istruzione, alla formazione e al mondo del lavoro. Affrontare gli stereotipi di genere durante tutto il percorso educativo è fondamentale per garantire a bambine e bambini pari opportunità indipendentemente dal genere. Inoltre, può aiutare a ridurre gli squilibri di genere in altri ambiti della vita, come in quello domestico o lavorativo. Linea Rosa è impegnata su più fronti per la formazione dei ragazzi e delle ragazze nelle scuole di ogni ordine e grado».

Progetti per il prossimo futuro?
«Sicuramente il centro antiviolenza ha in cantiere numerosi progetti finalizzati soprattutto all’emersione del fenomeno della violenza di genere e alla prevenzione dello stesso. Abbiamo appena terminato un corso di formazione per nuove volontarie ed è in svolgimento un corso di autodifesa per donne residente nei Comuni di Ravenna e di Russi. Per il prossimo anno speriamo nell’approvazione e finanziamento di alcuni progetti che ci consentirebbero di lavorare con i ragazzi delle scuole superiori sul tema del pregiudizio e dello stereotipo di genere».

Numero Antiviolenza DonneDati Istat: Sos al numero 1522: il picco dopo il lockdown. In regione due chiamate al giorno

I dati Istat elaborati dalle blogger di Angolodonne.it, in base alle chiamate effettuate al numero antiviolenza 1522, fotogrofano una situazione che sembra essere rapidamente precipitata in concomitanza con il lockdown, che ha portato le donne a trascorrere molto più tempo in casa, aggravando molte delle dinamiche familiari che sfociano in azioni violente.
A partire dal 2020 le chiamate al 1522 in Italia sono aumentate vertiginosamente, fi- no a toccare il picco delle 4.310 chiamate nel primo trimestre del 2021 (il doppio rispetto a quelle del 2020 e anche del 2019). La situazione sembra poi “normalizzarsi” nel corso del 2021, registrando una diminuzione delle chiamate, che scendono alle 2.966 segnalazioni del primo trimestre 2022.
La regione che ha il triste ruolo di capofila è la Lombardia, con 495 chiamate registrate nel primo trimestre nel 2022. 191 quelle in Emilia-Romagna. La stragrande maggioranza delle vittime risulta avere un’età compresa tra i 35 e i 45 anni (39,5%), sebbene anche il 2% dei minorenni si rivolga al 1522.

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