La solidarietà corre sul web. E non solo con alcune foto a effetto e un po’ di retorica sparsa qua e là. Ma con soldi veri, da destinare agli alluvionati. Sono diverse le piattaforme online di raccolte fondi nate in questi anni e utilizzate dopo il disastro del mese scorso in Romagna per andare in aiuto a cittadini, imprese, associazioni travolti da acqua e fango.
In particolare, è diventata un punto di riferimento per molti (benefattori e destinatari) la piattaforma GoFundMe, in grado di raccogliere nella sola provincia di Ravenna circa 950mila euro in poche settimane (il dato è aggiornato al 21 giugno), grazie a 15mila donazioni diverse. Sono state lanciate circa 300 campagne, tra cui alcune maggiormente condivise sui social, in grado di raggiungere ottimi risultati.
A partire dalla scuola di musica Artistation di Faenza, allagata già nella prima alluvione di inzio maggio, per cui sono stati raccolti oltre 60mila euro su un obiettivo di 90mila.
Sempre a Faenza, particolare scalpore ha suscitato la devastazione subìta dal Museo Carlo Zauli, punto di riferimento per la ceramica e l’arte contemporanea, che su GoFundMe va alla ricerca di 200mila euro per poter ripartire (al momento ne sono stati raccolti circa 37mila).
A Lugo, tra le raccolte più condivise c’è quella per l’Alfabeta, libreria indipendente che rischia di sparire dopo oltre quarant’anni di attività, per cui sono stati donati quasi 25mila euro su un obiettivo iniziale di 30mila.
Da segnalare anche le iniziative solidali rivolte ai cittadini, come “Una macchina per Emma” che ha portato a raggiungere il traguardo di oltre 36mila euro (le donazioni sono state quindi sospese) per l’acquisto di una macchina attrezzata per il trasporto della piccola Emma, affetta da una grave forma di disabilità.
«Ci preme sottolineare però – commentano dalla piattaforma – che tutte le campagne avviate hanno avuto un ottimo riscontro e che in media tutte le campagne hanno raccolto i fondi per avere un aiuto immediato, in attesa dei supporti istituzionali e di assistenza».
Ma quali sono i costi della raccolta? «Per implementare tutte le transizione finanziarie – ci spiega Luca Salici, responsabile della comunicazione – ci affidiamo a un processore di pagamento, Adyen, che detrae una tariffa del 2,9 percento dal totale raccolto (più 25 centesimi a donazione) per coprire le proprie spese. GoFundMe si sostiene invece chiedendo ai donatori di aggiungere un contributo volontario, del tutto facoltativo e opzionale, che ci consente di migliorare gli strumenti di raccolta fondi a livello mondiale e garantire la sicurezza. Ci teniamo a dire inoltre che a differenza di altri siti e piattaforme, non vendiamo a terzi le informazioni dei donatori».
E quando (e come) arrivano i soldi direttamente ai beneficiari? «I fondi possono essere da subito prelevati dopo i nostri controlli, la verifica dell’identità e la validazione del conto bancario. Questi controlli si concentrano sia sull’identità della persona che sulla legittimità della causa. GoFundMe dispone di tecnologie e algoritmi per la rilevazione di comportamenti fraudolenti e, per sette giorni su sette, di un team che è adibito alle verifiche e che compone un terzo degli impiegati totali, tra i quali figurano esperti di pagamenti online e sicurezza digitale. Chiunque – conclude il responsabile comunicazione della piattaforma – ha la possibilità di segnalare al nostro team sospetti su specifiche raccolte fondi esistenti e il nostro team darà seguito alle segnalazioni. Le nostre procedure ci permettono di sbloccare i fondi soltanto quando siamo certi dell’identità e legittimità del beneficiario e degli scopi dichiarati, ma laddove ci sia un comprovato uso improprio dei fondi o peggio ancora una frode, interviene la Garanzia GoFundMe che rimborsa interamente le donazioni ai donatori».