In Romagna ci sono circa 16mila persone con demenza. È la stima calcolata dall’Ausl attraverso un algoritmo regionale che tiene conto dei flussi amministrativi correnti. Per queste persone, da oggi 21 settembre, a Ravenna c’è un nuovo centro per i disturbi cognitivi. L’inaugurazione è avvenuta in occasione della giornata mondiale dedicata alla lotta contro l’Alzheimer.
Collocato al primo piano del Centro medicina e prevenzione (Cmp) di via Fiume Montone Abbandonato, è composto da un locale accoglienza, tre ambulatori medici e due studi per assistenza psicologica e sala di attesa. Per accedere al centro è richiesta la prescrizione del medico di base e la prenotazione al sistema Cup o, in considerazione della sintomatologia presentata dal paziente, è possibile da parte del medico contattare il geriatra del Servizio e concordare l’accesso in modalità prioritaria.
Roberta Mazzoni è la direttrice del distretto di Ravenna dell’Ausl Romagna: «Il Centro offre interventi rivolti a persone con disturbi neuro cognitivi degenerativi, come la malattia di Alzheimer, e ai loro famigliari. È sotto l’organizzazione dell’unità operativa di Geriatria diretta dal dottor Stefano Boni e vede la collaborazione delle unità operative di Medicina Interna 1 e Neurologia, dirette rispettivamente dal professor Marco Domenicali e dal dottor Pietro Querzani. L’equipe multiprofessionale e multidisciplinare è composta da medici geriatri e neurologi, infermieri, psicologi e assistenti sociali. Oltre alla definizione dell’iter diagnostico, viene garantita la presa in carico terapeutica e gestionale del paziente affetto da disturbi cognitivi in attuazione alle indicazioni aziendali e regionali. Di particolare valore la valutazione neuropsicologica e la programmazione degli interventi psicosociali post-diagnostici a supporto dei pazienti e dei caregivers».
Grazie alla consolidata collaborazione e gli accordi di co-progettazione siglati con il Comune di Ravenna e l’Associazione Alzheimer, viene svolta un’attività informativa e formativa per i familiari dei pazienti con incontri periodici al fine di aumentare le conoscenze, le competenze nella pratica assistenziale necessaria alla cura nonché, supportare i famigliari nella gestione del proprio caro.
«La demenza è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una priorità di Salute Pubblica – spiega la dottoressa Federica Boschi –. con l’invecchiamento della popolazione il numero assoluto delle persone con demenza è previsto in aumento. Attualmente si stima che nel mondo ci siano 55 milioni di persone con demenza e che questo numero triplicherà entro il 2050. Il sito del ministero della Salute riporta che attualmente il numero totale delle persone con demenza in Italia è stimato essere di 1,1 milioni di cui seicentomila con Alzheimer; 270mila i nuovi casi annui. Si stima inoltre che siano tre milioni le persone direttamente o indirettamente coinvolte nella loro assistenza».
Alle persone e alle famiglie dietro a questi numeri si vuole offrire un percorso diagnostico terapeutico di presa in carico globale attraverso le equipe multiprofessionali dei centri disturbi cognitivi e demenze (Cdcd). «Attualmente l’attenzione si sta focalizzando su come vivere bene “nonostante la demenza”, come affrontare nella vita di tutti i giorni le difficoltà create dalla progressione della malattia, come conservare i contatti sociali ed essere riconosciuti ancora come parte attiva della società. È importante inoltre ricordare che l’80 percento delle persone con demenza sono assistite da un caregiver familiare che fornisce in media 4,4 ore al giorno di assistenza diretta e oltre 10 ore di sorveglianza; 38 percento delle famiglie usufruisce di assistenti familiari».