I progettisti: «Sbagliati i nuovi colori del Cmp. L’edificio non è stato tutelato»

Teprin Associati critica i lavori al centro prelievi: «Scarsa sensibilità dell’Ausl, già in colpevole ritardo. E mancati controlli del Comune»

Cmp Ravenna Originale

Il Cmp nella versione originale

I progettisti del Cmp di Ravenna esprimono le proprie critiche sugli attuali lavori di ripristino e ritinteggiatura del centro di medicina e prevensione di via Fiume Abbandonato, «con scelte che, per quello che si può vedere allo stato attuale dei lavori, appaiono in palese contrasto con l’impostazione originaria dei colori di questo importante edificio pubblico. Colori che, mai come in questo caso, a nostro avviso sono parte integrante dell’architettura».

Lo scrivono in una lettera inviata alla nostra redazione dallo studio Teprin Associati, che coordinò appunto la progettazione (dal 1995 al 1999) e la direzione lavori (dal 1999 al 2003).

Cmp Originale Tre

Alcuni scatti del Cmp nella versione originale

Da quanto si può vedere anche dalle foto, al momento  – sottolineano nella lettera, Lorenzo Sarti, Samantha Cicognani e Ottavia Sarti per Teprin Associati – le modifiche rispetto alle colorazioni originarie sono: la colorazione dei due corpi scala sul retro, dal bianco puro ad un rosso violetto che stride con l’arancio della scala scoperta centrale non ancora trattata (per cui immaginiamo ci sia l’intenzione di modificare anche questa); la nuova tinta vinaccia del corpo cilindrico della sala assemblea al posto del blu originario, e anche in questo caso pare resti l’arancio della scala esterna; la partizione in grandi fasce di due colori, bianco e grigio, della facciata principale. Nulla da dire sul grigio che compare in alcune parti già trattate dei corpi degli uffici e degli ambulatori, che rimanda in qualche modo a quello esistente».

Cmp Oggi

Il Cmp dopo i lavori di queste settimane

«Ora – continua la lettera, che pubblichiamo integralmente – ci sembra opportuno fare una breve sintesi delle intenzioni progettuali messe a suo tempo coerentemente in opera nel corso dei lavori di costruzione. Possiamo dire che, compositivamente, il complesso è caratterizzato da due grandi volumi prismatici (la stecca di 5 piani degli uffici e la retrostante grande piastra a due livelli degli ambulatori) e da piccoli volumi estrusi (le scale e le vie d’uscita, l’auditorium, la centrale termica, il bar). A marcare la differenza degli usi, i colori vivaci delle parti “ausiliarie” e di “mediazione” con il contesto esterno intendevano fare da contrappunto al grigio nocciola delle grandi masse contenenti le funzioni pubbliche. I colori scelti erano semplici, decisi, “elementari”, nel solco di un dichiarato approccio razionalista dell’intero complesso: arancio, blu, bianco su un fondo dominante grigio. È triste che i responsabili dell’intervento in corso non l’abbiano capito e abbiano pensato di esercitarsi in un’opera probabilmente di malinteso miglioramento, cambiando arbitrariamente la tavolozza dei colori, utilizzando tinte modaiole e spezzando l’unitarietà della facciata con una fantasiosa partitura a strisce, completamente avulsa dal progetto originario (che la voleva dichiaratamente uniforme) e in spregio alle più elementari regole di un approccio informato, consapevole, rispettoso. Purtroppo occorre evidenziare che la scarsa sensibilità dell’Ausl si era già manifestata pesantemente nello sfregio costituito dal fascio di tubazioni inox che attraversano la zona d’ingresso al 1° piano e spacca in due la facciata. Davvero non si poteva fare diversamente?».

«Detto ciò, osserviamo che il Cmp è classificato nel Rue del Comune di Ravenna come edificio di valore testimoniale, e ciò vale anche per edifici “contemporanei” giudicati degni di nota. Dalla lettura delle norme del Rue, si evince chiaramente come la tutela di tali edifici passi attraverso concetti quali la conservazione e la valorizzazione degli edifici e dei suoi elementi architettonici testimoniali caratteristici, la salvaguardia dell’unitarietà dei prospetti, la non alterazione delle caratteristiche tipomorfologiche, eccetera. A noi sembra del tutto evidente che, proprio per quanto sintetizzato dinanzi, la composizione dei colori siano parte integrante dell’architettura del fabbricato e quindi, quale “elemento architettonico testimoniale caratteristico” vada tutelata e conservata. E mai, forse, come in questo caso, i colori erano architettura, come sosteneva il compianto architetto Baldisserri (capoprogetto del Cmp, ndr). In altri termini, se la norma del Rue esprime chiaramente una volontà di tutela anche per edifici di architettura moderna o contemporanea degni di nota, riteniamo che, piaccia o no, ciò debba valere anche per uno dei più importanti edifici pubblici costruiti a Ravenna negli ultimi 20/30 anni».

«Non ci sfugge, peraltro – termina la nota -, che al cittadino interessi poco una disquisizione sui colori, e concordiamo con chi rimarchi che finalmente, dopo un colpevole ritardo di parecchi anni, l’Ausl si sia decisa a ridipingere i prospetti esterni, in alcune parti veramente troppo degradate e per troppo tempo. A noi interessa evidenziare l’importanza che deve assumere in qualsiasi campo e in qualsiasi circostanza il rispetto del rapporto tra l’autore e la propria opera, intesa nella sua interezza. Rispetto che in primis deve essere in capo a chi deve gestire tale opera e ne ha la responsabilità. Tra i tanti esempi possibili, a livello locale ci ritorna in mente quello della polemica, sollevata da personaggi autorevoli, sull’arbitraria scelta del colore utilizzato per ridipingere la scultura di Burri al Pala de Andrè, colore simile ma non uguale, quando si sapeva esattamente il codice scelto dall’autore».

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