Torna ogni anno, in particolare in estate, il dibattito sul cosiddetto “decreto flussi”, la legge che permette l’ingresso in Italia ad alcune categorie di lavoratori stranieri. Dopo il via libera del Senato è arrivato nelle scorse settimane l’ok anche della Commissione Affari Costituzionali della Camera sulla programmazione per il triennio 2023-2025 che prevede complessivamente 452 mila ingressi – la metà rispetto al fabbisogno dichiarato dagli imprenditori e da altre categorie. Coldiretti, per esempio, sottolinea come in Italia un prodotto agricolo su quattro venga raccolto da mani straniere, con 358mila lavoratori provenienti da ben 164 Paesi diversi che sono impegnati nei campi e nelle stalle fornendo più del 30 per cento del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo il Dossier Idos. «I lavoratori stranieri occupati in agricoltura – continua la Coldiretti – sono per la maggior parte provenienti da Romania, Marocco, India e Albania, ma ci sono rappresentanti di un po’ tutte le nazionalità. Si tratta soprattutto di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese spesso stabilendo delle durature relazioni professionali oltre che di amicizia con gli imprenditori agricoli».
Abbiamo chiesto un parere anche ai presidenti di Legacoop e Confindustria della Romagna.
«Proprio in questi giorni – sono le parole di Paolo Lucchi di Legacoop Romagna – abbiamo presentato i dati del nostro osservatorio sul mercato del lavoro. Il fabbisogno occupazionale per il prossimo semestre delle cooperative associate è di oltre 3.300 persone. Nei primi 8 mesi del 2023 le cooperative hanno attivato 7.532 contratti di lavoro, circa 4 su 10 in provincia di Ravenna. Ma quello che le cooperative continuano a segnalare in tutti i settori e a tutti i livelli e la difficoltà a reperire personale. Occorre che il Paese faccia un salto in avanti culturale e uno sforzo per andare oltre le posizioni ideologiche preconcette che ci sono da una parte e dall’altra. L’immigrazione può diventare una grande risorsa per tutti, se governata in modo efficace. Bisogna, però, non avere paura di affrontare le questioni che essa porta, lasciando spazio in questo modo a posizioni xenofobe se non dichiaratamente razziste. Questo significherebbe ripensare la rete dei servizi sul territorio, in termini di politiche abitative, politiche sanitarie e servizi alle famiglie, in particolare quelle più fragili. Noi possiamo mettere a disposizione la storia e il peso che la cooperazione ha, ma serve uno sforzo a livello nazionale».
Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente di Confindustria Romagna, Roberto Bozzi: «La manodopera oggi è risorsa rara, è la vera materia prima che scarseggia ed è la principale: le imprese vorrebbero assumere perché senza persone, semplicemente, non si possono soddisfare gli ordini». Secondo le stime, nei prossimi cinque anni andranno in pensione in Italia più 2,7 milioni di persone, in pratica il 12% dei lavoratori oggi in attività, fa notare Bozzi.
«Confindustria ne ha già parlato a livello nazionale: come ha ricordato il presidente Bonomi, nessuna democrazia occidentale può pensare di crescere con una curva demografica come la nostra. Il tema è strettamente connesso a quello dell’immigrazione: l’obiettivo comune deve essere un percorso virtuoso di gestione del fenomeno migratorio, attivando iniziative per formare capitale umano, possibilmente nei Paesi soggetti a emigrazione».
Bozzi conclude citando il sociologo Stefano Allievi, che ha affermato recentemente «che servirebbe un ministero della mobilità umana», ed è «una suggestione interessante. Una piccola azienda che chiude perché non ha manodopera, così come un paesino che si svuota perché nessuno ci vive più, sono segnali di allarme da non sottovalutare».