«L’uso dei social è ormai diventato imprescindibile nella nostra vita – afferma la psicoterapeuta Raffaela Vanzetta – e questo può generare, soprattutto tra gli adolescenti, un senso di insoddisfazione di sé».
Di questa problematica si parlerà giovedì 12 ottobre, dalle 16 alle 19, alla sala Buzzi di Ravenna (via Berlinguer 11) in occasione della conferenza “Social Fame: adolescenza, social media e disturbi alimentari”. Durante l’incontro, Raffaela Vanzetta, coordinatrice del Centro per i disturbi del comportamento alimentare Infes di Bolzano, discuterà con altri ospiti del rapporto fra il mondo virtuale, quale nuovo luogo di costruzione del reale, e i disturbi alimentari. Questo a partire dal volume “Social Fame”, pubblicato nel 2023, di cui Vanzetta è autrice insieme alla psichiatra e psicoterapeuta Laura Dalla Ragione.
Dottoressa Vanzetta, com’è nato questo libro?
«Insieme a Laura Dalla Ragione ci siamo accorte che, soprattutto dopo la pandemia, l’utilizzo dei social tra gli adolescenti è aumentato. Così abbiamo iniziato a parlare con i pazienti e a leggere diversi studi che si occupavano di questa problematica. Dall’uscita del libro abbiamo ricevuto feedback molto positivi soprattutto dagli insegnanti: attraverso la lettura di questo volume diamo agli adulti la possibilità di capire il mondo dei giovani».
Qual è il rapporto tra adolescenti e social?
«L’esposizione continua, attraverso l’utilizzo dei social e soprattutto di Instagram e TikTok, al corpo, alle storie e alla vita degli altri ha influenza sul cervello e sulla capacità critica degli adolescenti. I social ci permettono di trovare informazioni di cui abbiamo bisogno, ma non siamo consapevoli dei rischi. I limiti di età esistono ma non vengono rispettati e molti non ne sono neanche a conoscenza: ad esempio Whatsapp dovrebbe essere utilizzato da utenti maggiori di 16 anni, TikTok di 13. I genitori mentono e permettono ai loro figli di farsi un account per fare in modo che non si sentano esclusi e che possano comunicare con gli altri».
Quali sono i rischi maggiori dei social?
«Il rischio maggiore è quello di alimentare l’insoddisfazione di sé: ogni giorno i giovani si confrontano con vite stupende di persone che hanno successo. Non sto parlando di vere e proprie “star”, ma di coetanei che sono riusciti ad avere molti follower e anche un giro di denaro, mettendo in mostra il loro corpo sui social ed esibendo una vita più bella rispetto a quella degli altri. Questo confronto porta insoddisfazione e genera fatica ad accettare la propria vita».
Chi è maggiormente soggetto a questi rischi?
«Sicuramente le ragazze, a partire già da 11 anni, ma anche più grandi. I ragazzi utilizzano diversamente i social: seguono soprattutto i calciatori e questo può proiettarli verso l’idea di avere un corpo palestrato, ma hanno meno bisogno di confrontarsi con gli altri rispetto alle ragazze».
Come nascono i disturbi alimentari?
«Molte influencer mostrano sui social cosa mangiano e l’attività fisica che fanno e questo contribuisce a diffondere il messaggio che per avere una vita felice devi avere il corpo giusto e un’alimentazione adeguata. Quindi ragazzine ancora molto piccole iniziano a eliminare determinate cose e a portare il loro corpo a una situazione di stress che poi sfocia nel disturbo alimentare».
Negli anni è aumentata questa problematica?
«Dopo il Covid c’è stato un aumento considerevole nel tempo di utilizzo dei social per gli adolescenti: secondo gli studi i dati sono quasi raddoppiati, passando da due ore al giorno a quattro o sei ore. La società è cambiata e i giovani vivono in una maggiore incertezza dal punto di vista climatico e sociale, l’unica cosa che riescono a controllare è il loro corpo e questo dà loro sicurezza. Per quanto riguarda i disturbi alimentari conosco i dati dell’Alto-Adige, dove vivo, ma quello che accade qui succede anche nel resto d’Italia. Nel 2022 c’è stato un aumento dei disturbi alimentari del 26 percento rispetto a prima della pandemia, nei minorenni del 51 percento».
Cosa possono fare i genitori? Quando è necessario rivolgersi a un professionista?
«L’errore più comune commesso dai genitori di figli adolescenti è quello di lasciarli entrare da soli nel mondo dei social, un mondo virtuale che per loro è reale. Sicuramente i giovani sanno gestire il cellulare meglio degli adulti dal punto di vista tecnologico, ma non conoscono i contenuti e non hanno strumenti per riflettere. Se i genitori si accorgono che l’umore dei propri figli peggiora, se li vedono tristi o notano comportamenti alimentari strampalati, non sempre la colpa è dell’adolescenza, ma bisogna stare attenti e se necessario rivolgersi a un professionista».