lunedì
16 Giugno 2025
L'intervista

«Troppi social per gli adolescenti: il rischio è alimentare l’insoddisfazione di sé»

La psicoterapeuta Vanzetta si occupa di web e disturbi alimentari «Dopo il Covid è aumentato il tempo online, le ragazze sono più a rischio»

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«L’uso dei social è ormai diventato imprescindibile nella nostra vita – afferma la psicoterapeuta Raffaela Vanzetta – e questo può generare, soprattutto tra gli adolescenti, un senso di insoddisfazione di sé».

Raffaela A (1)Di questa problematica si parlerà giovedì 12 ottobre, dalle 16 alle 19, alla sala Buzzi di Ravenna (via Berlinguer 11) in occasione della conferenza “Social Fame: adolescenza, social media e disturbi alimentari”. Durante l’incontro, Raffaela Vanzetta, coordinatrice del Centro per i disturbi del comportamento alimentare Infes di Bolzano, discuterà con altri ospiti del rapporto fra il mondo virtuale, quale nuovo luogo di costruzione del reale, e i disturbi alimentari. Questo a partire dal volume “Social Fame”, pubblicato nel 2023, di cui Vanzetta è autrice insieme alla psichiatra e psicoterapeuta Laura Dalla Ragione.

Dottoressa Vanzetta, com’è nato questo libro?
«Insieme a Laura Dalla Ragione ci siamo accorte che, soprattutto dopo la pandemia, l’utilizzo dei social tra gli adolescenti è aumentato. Così abbiamo iniziato a parlare con i pazienti e a leggere diversi studi che si occupavano di questa problematica. Dall’uscita del libro abbiamo ricevuto feedback molto positivi soprattutto dagli insegnanti: attraverso la lettura di questo volume diamo agli adulti la possibilità di capire il mondo dei giovani».

Qual è il rapporto tra adolescenti e social?
«L’esposizione continua, attraverso l’utilizzo dei social e soprattutto di Instagram e TikTok, al corpo, alle storie e alla vita degli altri ha influenza sul cervello e sulla capacità critica degli adolescenti. I social ci permettono di trovare informazioni di cui abbiamo bisogno, ma non siamo consapevoli dei rischi. I limiti di età esistono ma non vengono rispettati e molti non ne sono neanche a conoscenza: ad esempio Whatsapp dovrebbe essere utilizzato da utenti maggiori di 16 anni, TikTok di 13. I genitori mentono e permettono ai loro figli di farsi un account per fare in modo che non si sentano esclusi e che possano comunicare con gli altri».

Quali sono i rischi maggiori dei social?
«Il rischio maggiore è quello di alimentare l’insoddisfazione di sé: ogni giorno i giovani si confrontano con vite stupende di persone che hanno successo. Non sto parlando di vere e proprie “star”, ma di coetanei che sono riusciti ad avere molti follower e anche un giro di denaro, mettendo in mostra il loro corpo sui social ed esibendo una vita più bella rispetto a quella degli altri. Questo confronto porta insoddisfazione e genera fatica ad accettare la propria vita».

Chi è maggiormente soggetto a questi rischi?
«Sicuramente le ragazze, a partire già da 11 anni, ma anche più grandi. I ragazzi utilizzano diversamente i social: seguono soprattutto i calciatori e questo può proiettarli verso l’idea di avere un corpo palestrato, ma hanno meno bisogno di confrontarsi con gli altri rispetto alle ragazze».

Come nascono i disturbi alimentari?
«Molte influencer mostrano sui social cosa mangiano e l’attività fisica che fanno e questo contribuisce a diffondere il messaggio che per avere una vita felice devi avere il corpo giusto e un’alimentazione adeguata. Quindi ragazzine ancora molto piccole iniziano a eliminare determinate cose e a portare il loro corpo a una situazione di stress che poi sfocia nel disturbo alimentare».

Negli anni è aumentata questa problematica?
«Dopo il Covid c’è stato un aumento considerevole nel tempo di utilizzo dei social per gli adolescenti: secondo gli studi i dati sono quasi raddoppiati, passando da due ore al giorno a quattro o sei ore. La società è cambiata e i giovani vivono in una maggiore incertezza dal punto di vista climatico e sociale, l’unica cosa che riescono a controllare è il loro corpo e questo dà loro sicurezza. Per quanto riguarda i disturbi alimentari conosco i dati dell’Alto-Adige, dove vivo, ma quello che accade qui succede anche nel resto d’Italia. Nel 2022 c’è stato un aumento dei disturbi alimentari del 26 percento rispetto a prima della pandemia, nei minorenni del 51 percento».

Cosa possono fare i genitori? Quando è necessario rivolgersi a un professionista?
«L’errore più comune commesso dai genitori di figli adolescenti è quello di lasciarli entrare da soli nel mondo dei social, un mondo virtuale che per loro è reale. Sicuramente i giovani sanno gestire il cellulare meglio degli adulti dal punto di vista tecnologico, ma non conoscono i contenuti e non hanno strumenti per riflettere. Se i genitori si accorgono che l’umore dei propri figli peggiora, se li vedono tristi o notano comportamenti alimentari strampalati, non sempre la colpa è dell’adolescenza, ma bisogna stare attenti e se necessario rivolgersi a un professionista».

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