Un grattacielo al posto dell’ex discoteca Xenos: «Riqualificherà Marina di Ravenna»

Nuovo progetto per l’area abbandonata: una torre residenziale invece dell’hotel previsto inizialmente. Intervento da 20 milioni di euro. Ne parlano gli architetti a cui è stato commissionato un piano di fattibilità

Torre Ex Xenos Verticale

C’è un nuovo progetto per l’area dell’ex discoteca Xenos di Marina di Ravenna, in abbandono da vent’anni, di proprietà di Comway, società riconducibile al Gruppo Nettuno e all’imprenditore Paolo Conforti.

L’idea è di Nuovostudio, in collaborazione con Rossi&Zaganelli, entrambi studi di architettura di Ravenna. Ne abbiamo parlato con i progettisti Gianluca Bonini ed Emilio Rambelli (Nuovostudio), Maria Teresa Rossi e Lorenzo Zaganelli (Rossi e Zaganelli Architetti).

 

Come nasce questo progetto?
«Da troppo tempo quest’area nel cuore della località necessità di una risoluzione urbana che, secondo noi, deve necessariamente passare da un intervento architettonico di qualità. Un progetto capace di tenere in equilibrio gli interessi e le istanze imprenditoriali del privato, proprietario dell’area e sviluppatore di eventuali costruzioni, con quelle del pubblico, amministrazione comunale e comunità locale. E noi architetti pensiamo di essere i soggetti più adeguati a risolvere questo problema. Riportando al centro il ruolo del progetto e dell’architetto, che non si risolve solo nell’interpretare norme e regolamenti imposti dalla pubblica amministrazione o, d’altra parte, nell’assecondare passivamente i desiderata economici e commerciali del privato, ma essere soggetto culturalmente attivo in grado di indirizzare e interpretare il luogo in una giusta sintesi compositiva e sociale, per l’appunto, tra pubblico e privato». 

Perché avete scelto la soluzione della torre residenziale?
«La torre residenziale è una idea architettonica di grande fascino ed impatto formale, ma è anche l‘unica soluzione in questo momento che potrebbe sostenere l’investimento privato ed avere benefici e ricadute positive per tutta la località. Come insegnano i recenti esempi simili a Lignano Sabbiadoro e Iesolo che stanno vedendo la realizzazione di nuovi grattacieli residenziali a firma di grandi architetti internazionali quali Richard Maier e Carlos Ferrater. Non si capisce perché Marina di Ravenna non possa avere un suo, come si dice in gergo, landmark, il “simbolo” e la riconoscibilità di una dimensione urbana e architettonica identitaria».  

Chi sono i vostri committenti?
«Un paio di importanti investitori – che in questa fase preferiscono rimanere anonimi – che ci hanno chiesto un piano di fattibilità tecnico ed economico dell’opera, ma anche di “sondare” il pubblico (in tutti i sensi) e la località su un intervento che vede nella destinazione residenziale sviluppata in altezza, a tutt’oggi un indirizzo più praticabile di altri, quasi obbligato, per la riqualificazione dell’area». 

Ci descrivete il progetto, quali sono i tratti salienti e innovativi, e quale sarebbe il valore dell’investimento per i costruttori?
«Il progetto si sviluppa a partire da un’interpretazione dei dati dimensionali del permesso di costruire – anche più ridotti – del precedente progetto che prevedeva una torre alberghiera e servizi che la proprietà del lotto aveva perseguito, con una superfice complessiva di circa 5.400 mq e un’altezza di 54 metri. . Questo nuovo progetto si sostanzia invece in una torre di 16 livelli fuori terra di un’altezza massima di 50 metri e una superficie di circa 5mila metri quadrati, ma a destinazione residenziale con una piccola destinazione commerciale a piano terra che continua e conclude le attività esistenti del viale lungomare, con parcheggi a raso nella quantità necessaria alle residenze, accessibili dal retrostante viale Spalato. Il grattacielo residenziale è ipotizzato a pianta triangolare, forma che ci ha affascinato fin dall’inizio per motivi commerciali e compositivi. Questa disposizione strutturale ci ha permesso, oltre che di sfruttare meglio il lotto edificabile in pianta, anche di dare la possibilità di vista diretta al mare, mediante il posizionamento negli angoli dei terrazzi triangolari su cui si affaccia l’alloggio, di tutti e tre gli appartamenti del piano. Strutturalmente, l’edificio offrirà tutte le migliori tecnologie per renderlo un manufatto all’avanguardia dal punto di vista tecnico e della sostenibilità ambientale ed energetica, senza cadere però in sperimentalismi o tecnologie poco collaudate, nel senso che il progetto dovrà essere il giusto mix di innovazione, qualità dei materiali ma anche di sicurezza e agevole manutenzione nel tempo. Per quanto riguarda l’ammontare dell’investimento complessivo parliamo di una cifra intorno ai 20 milioni di euro». 

Secondo voi quali ricadute e quali benefici ne potrebbe trarre Marina di Ravenna?
«Intanto dal punto di vista amministrativo pensiamo che una parte degli oneri urbanistici – o anche tutti – che un’opera come questa genererà potrebbe essere reinvestita proprio nella località. Ma ci spingiamo anche ad ipotizzare qualche intervento urbano di valorizzazione, di compensazione, che lo sviluppatore dell’opera in accordo con l’amministrazione potrebbe fare in più a favore della località. Interventi che devono sempre rientrare nel segno del dialogo e della collaborazione fra pubblico e privato, nel rispetto del giusto rientro degli investimenti del privato, ma il tutto in una logica generale di equilibrio economico, ambientale, sociale, energetico e, non da ultimo, estetico. D’altra parte, pensiamo che un manufatto di tale evidenza e qualità architettonica non possa non riqualificare, comunque per sua sola presenza ed immagine, l’intera località». 

Avete già parlato e condiviso il progetto con l’amministrazione comunale?
«In maniera indiretta, nel senso che abbiamo informato gli uffici competenti che ci stavamo occupando di questa area, che stavamo facendo uno studio preliminare, e che appena lo avevamo impostato lo avremmo esposto come idea di massima. Diciamo che questa proposta, di cui come progettisti ci assumiamo la responsabilità di pianificazione “sociale” nei confronti della collettività, ha anche lo scopo di “sondare” e verificare come l’opinione pubblica e la comunità locale potrebbe valutare un progetto così ambizioso, e se viene condiviso o meno. Dopo di che, in chiave “democratica”, se la proposta piace e viene considerata positiva dai più avvieremo un confronto concreto tra privato e pubblico al fine di capire se ci sono le condizioni per avviare un progetto che deve generare opportunità per entrambi. Può sembrare un percorso al contrario, ma in realtà anche le migliori intenzioni del privato da una parte e del pubblico dall’altra, se non vengono condivise dalla maggioranza della comunità su cui insistono, oggi sono destinate a naufragare. E con questa iniziativa vogliamo – speriamo – dare alla stessa amministrazione gli elementi di interesse e di consenso sociale, sufficienti a sostenere il progetto». 

L’attuale proprietà dell’area cosa ne pensa?
«Stesso discorso… Anche per loro vale il concetto di “verifica” pubblica preliminare del progetto. Se poi questa non porterà ad un giudizio favorevole della località, o in generale della pubblica opinione, la cosa si fermerà li, e sarà stato solo un esercizio di stile, una potenzialità inespressa. Dopo di che però – ci si permetta la considerazione – la comunità locale non si può più stupire o lamentare dell’immobilismo del privato e dell’amministrazione, poiché è molto probabile che l’area rimarrà cosi come è abbandonata chissà per quanti altri anni…».

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