Preghiere e commozione per Papa Francesco durante la messa in duomo a Ravenna – FOTO

B7B5D7C5 C0C4 4111 9434 DD32243FE7E1

Erano più di un centinaio i fedeli ravennati raccolti in preghiera per la messa in ricordo di Papa Francesco. Nel duomo cittadino la funzione è stata celebrata alle 19 di mercoledì 23 aprile dall’arcivescovo della diocesi di Ravenna-Cervia Lorenzo Ghizzoni, in attesa dei funerali ufficiali di sabato in Vaticano.

La cerimonia si è aperta con il commiato del monsignore: «Perdiamo un grande cristiano, un grande apostolo e un missionario. Francesco è stato un riformatore della vita della Chiesa e ci auguriamo che la Chiesa possa continuare nel cammino da lui tracciato». A seguire, una lettura dagli atti degli apostoli, capitolo 3 Pietro guarisce uno storpio, dove gli apostoli Pietro e Giovanni si trovano al tempio e, alla richiesta di elemosina di un mendicante invalido dalla nascita, Pietro risponde: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, cammina!» permettendogli per la prima volta di muoversi. Proprio questo passaggio è stato ripreso dal Vescovo nel corso dell’omelia, perché considerata «un’immagine particolarmente rappresentativa dello stile di Francesco».

Dopo una lettura dal Vangelo secondo Luca (24,13 I discepoli di Emmaus) monsignor Ghizzoni ha ripercorso alcune tappe della storia del Pontefice dal giorno successivo alla nomina di marzo 2013, quando «invece che benedire la folla, ha richiesto lui stesso la benedizione del popolo». L’arcivescovo ha ricordato come lo sguardo del Papa sia sempre stato rivolto sia alla chiesa che alla società, suggerendo nuovi dinamismi e inclusione, ampliando le assemblee vaticane a figure laiche «più della metà donne, tra suore, teologhe e missionarie» e nominando la prima donna governatrice della Città del Vaticano (Suor Raffaella Petrini), «modificando il diritto canonico, lottando contro gli abusi con norme più stringenti e riformando la curia». Tra le prospettive di apertura anche la possibilità di ricevere i sacramenti per i divorziati risposati, con un cammino di accompagnamento: «Il suo desiderio più grande è che tutti entrino a far parte del popolo di Dio. La chiesa deve essere per tutti e l’eucarestia un farmaco per peccatori, non un nutrimento per perfetti».

Un ricordo è andato anche ai numerosi viaggi del Santo Padre: dal primo fuori dalla città del Vaticano, verso Lampedusa «dove definì il Mediterraneo un cimitero a cielo aperto», alla visita in Iraq, la prima nella storia della Chiesa: «In quel momento in Iraq c’era ancora sangue sui muri. Il viaggio gli era stato fortemente sconsigliato per motivi di sicurezza e salute, ma lui ha voluto farlo, ostinatamente, e l’ha definito il suo viaggio più bello». Poi l’apertura delle porte del Giubileo a Bangui (Repubblica Centrafricana), nel 2015: «Uno dei paesi più poveri del mondo. E il suo impegno in terre lontane, che contano pochissimi cristiani, è continuato fino all’età di 87 anni, con il suo ultimo viaggio in Indonesia, Singapore, Papa Nuova Guinea e Timor Est». La richiesta di perdono ai nativi per la condotta della Chiesa nel luglio del 2022 in Canada, la visita in Congo e Sud Sudan, quella in Svezia per i 500 anni riforma luterana e i viaggi a Cuba per la ripresa dei rapporti diplomatici con gli Stati Uniti. Fino alla firma del Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune con l’ imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, ad Abu Dhabi nel 2019 e con il patriarca ortodosso Bartolomeo.

Infine, l’attenzione agli ultimi, il suo ruolo da «Pastore in mezzo al popolo» durante le visite alle carceri, alle case di cura, ai centri accoglienza e alle parrocchie dei sobborghi. L’impegno per la lotta alla povertà, alla crisi climatica e soprattutto alla guerra: «Non pensava che sarebbe stato un Papa in tempo di guerra, ma lui stesso ha definito l’attualità come “una guerra mondiale frammentata in pezzi”. Ha chiesto preghiere, giornate di orazione per Siria, Libano, Afghanistan e Terra Santa, ha consegnato Russia e Ucraina al Cuore immacolato di Maria e ha incontrato il presidente Israele e l’autorità palestinese nel giardini vaticani. Il giorno dopo la prima bomba su Kiev ha richiesto un confronto con Putin e più volte ha ammonito pubblicamente i capi di stato, redarguendo i signori della guerra. Ha sempre stigmatizzato le spese per le armi, suggerendo di reinvestire in un fondo mondiale contro la fame». Il suo pensiero rimane testimoniato nelle tre encicliche “Laudato si'” (2015), “Fratelli tutti” (2020) e “Dilexit nos” (2024) e nelle esortazioni apostoliche: «Gaudete et exsultate esprime la sintesi della sua teologia spirituale nel mondo contemporaneo».

IMG 7572

L’omelia si è chiusa con l’immagine del Papa da solo, sotto la pioggia mentre attraversa piazza San Pietro nel tempo sospeso della pandemia: «L’umanità era afflitta ma il Papa parlò di fratellanza e speranza. Ci siamo resi conto di trovarci nella stessa barca, fragili e disorientati ma allo stesso tempo tutti chiamati a pregare insieme» e con l’invito a rivolgere una preghiera al Santo Padre: «Quante volte il Papa ha detto “non dimenticatevi di pregare per me?” ed è quello che vogliamo fare stasera. Grazie per la testimonianza di semplicità, all’impegno e alla volontà di dialogo, apprezzata anche dai non credenti, perché Francesco non ha mai chiuso le porte a nessuno». Segue la questua e il momento dell’eucarestia.

Al termine del ricordo del vescovo, a colpire non sono tanto le reazioni di chi occupa i primi banchi, quanto la commozione discreta e sentita di coloro che, in piedi e seminascosti negli angoli della cattedrale, sembrano restituire nel loro dolore la stessa umiltà predicata da Francesco.

NATURASI BILLB ARTICOLO PRIMI PIATTI 15 – 25 05 25
ALVARO ANCISI BILLB ELETTORALE 17 – 23 05 25
TOP RENT BILLBOARD TOP EDIL 08 04 – 31 05 25
RFM 2025 BILLB PUNTI DIFFUSIONE 12 05 – 13 07 25
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 25