La media delle temperature rilevate in Romagna nel giugno 2025 è stata 3,9 gradi più alta della media dello stesso mese nel periodo 1981-2010. In termini meteorologici si parla di “anomalia fuori scala”. Lo spiega Pierluigi Randi, presidente dell’Associazione meteo professionisti (Ampro): «Una anomalia di 2 gradi è già considerata molto rilevante, figuriamoci un valore che arriva quasi a 4».
Questo giugno presenta la stessa anomalia del giugno 2003 e sono i mesi di giugno più caldi degli ultimi cento anni in Romagna. «È significativo – aggiunge Randi – che le anomalie record di caldo sono tutte concentrate nell’ultimo ventennio, mentre le anomalie di freddo sono quasi tutte precedenti. Questo è il segnale che la temperatura sta aumentando».
Rispetto al giugno appena terminato, nel 2003 fu leggermente superiore la media delle temperature massime e lievemente inferiore quella delle temperature minime, con un’escursione termica media giornaliera che fu maggiore. «Significa che nel giugno 2025 ha fatto appena meno caldo di giorno e leggermente più caldo di notte rispetto a 22 anni fa. Nel 2003 le masse d’aria affluite furono leggermente più secche, anche perché il Mediterraneo era meno caldo di oggi. Quindi: un caldo più afoso nel giugno 2025; un poco più torrido nel giugno 2003».
Un altro indicatore da tenere in considerazione è il conto delle cosiddette notti tropicali, cioè quelle in cui il termometro non scende sotto i 20 gradi: in giugno sono state 17 nei centri urbani di Ravenna e Faenza, nel 2003 a Ravenna furono 12.
L’aumento delle temperature è ormai consolidato e la percezione cambia: «Ci stiamo abituando. Il mese di giugno appena concluso è sui livelli del giugno 2003 ma non si sentono le stesse reazioni. Sicuramente è dovuto a una maggior dotazione di climatizzatori rispetto a 22 anni fa, ma c’è anche un effetto di adattamento che è naturale per l’uomo. E vale anche il discorso inverso: per molti c’è la sensazione che abbiamo avuto un maggio freddo e invece è assolutamente in linea con la norma. Ormai quando abbiamo un mese “normale” ci sembra che sia freddo».
La fotografia del clima è rappresentata anche dal valore dello zero termico, cioè l’altitudine a cui la temperatura arriva a zero. Dalla stazione Arpa di San Pietro Capofiume (Bologna) vengono fatte delle misurazioni con palloni gonfiati a elio liberati in atmosfera: «Nella notte tra il 28 e 29 giugno il livello è stato 5.280 metri, è il più alto mai rilevato da quando si effettuano i radiosondaggi dal 1989. Battuto il record precedente del 10 agosto 2019 con 5.224 m. I precedenti sforamenti si erano veri cati sempre o in luglio o in agosto; in giugno non avevamo mai toccato i cinquemila metri. E tutti i valori superiori a cinquemila sono successivi al 2009».
Il caldo incide anche sul tipo di piogge. «L’aria più calda può contenere più vapore acqueo, è una legge della fisica: a un aumento di un grado corrisponde il 7 percento in più di vapore. Questo signi ca che nell’aria c’è una disponibilità maggiore di acqua quando si forma un temporale. Anche per questo le precipitazioni recenti scaricano più acqua in minor tempo. Si dice che il ciclo dell’acqua diventa più rapido».
Dal 1980 le estati in Romagna hanno una temperatura media più alta di quasi 2 gradi e il 25 percento in meno di precipitazioni. «In passato la stagione più secca era l’inverno, ora è l’estate. Ci stiamo spostando verso un modo di piovere più tipico dei climi tropicali».
Anche il mare mostra i segni del cambiamento climatico. «Nel Mediterraneo occidentale nelle acque di super cie sono state misurate anomalie di 7-8 gradi in più rispetto alla norma di questo periodo. Nell’alto Adriatico siamo a 3-4 gradi oltre la media 1981-2020. In questo momento davanti alle coste della Romagna l’acqua arriva a 28-29 gradi, valori che si dovrebbero raggiungere a fine estate quando il mare accumula il calore di mesi. Il 13 agosto dell’anno scorso è arrivato a 31 gradi, un numero alto anche per i mari tropicali. Facile prevedere che andremo verso quei valori».