Il ritorno a Ravenna di Bottaro: «Con la Teodora pensando anche al sogno in A1»

Parla il dirigente dal curriculum prestigioso. «Vogliamo che la città sostenga le nostre ragazze»

Teodora Ragazze

Il gruppo della Teodora 2019/2020

Se sul campo Bruno Rosetti (qualificato all’Olimpiade), Sofia Collinelli (oro mondiale Juniores), Sara Panetoni (argento iridato Under 20) e Milena Baldassarri (bronzo nel nastro nella World Cup di Minsk) continuano a raggiungere ottimi risultati, dietro la scrivania il ravennate grande protagonista di questa estate è stato senza dubbio Giorgio Bottaro, da inizio agosto nuovo direttore generale dell’Olimpia Teodora.

Il dirigente bizantino può vantare un curriculum eccezionale (dal Basket Ravenna al Porto Volley Messaggero, dal Parma Calcio alla Lube Macerata, dalla Virtus Pallacanestro Roma fino alla Figc, sua ultima esperienza con il ruolo di responsabile organizzativo di tutte le squadre azzurre) e ha il non facile compito di rilanciare una società dal grande passato.

Teodora1 Bottaro

Bottaro con il sindaco De Pascale e (a destra) il presidente della Teodora Delorenzi

Bottaro, come è stato il ritorno a casa?
«Fin da subito ho ricevuto tanto affetto e sono stato oggetto di attenzioni e apprezzamenti che mi danno una grande soddisfazione. Mi sento davvero tornato a casa. Sono contento».
Come mai ha deciso di tornare?
«Già altre volte era capitato, ma questa volta lo faccio in modo definitivo. Sono nato a Genova, ma sono cresciuto qui e mi sento romagnolo in tutto per tutto. Ho tanta voglia di restituire qualcosa alla mia città, perché fare sport significa aumentare la qualità del tessuto sociale».
Attorno a lei si è subito creato un grande entusiasmo, con la speranza che il suo impegno possa estendersi ad altre società ravennati. Cosa ne pensa?
«Sarà il tempo a dire se ci sarà la possibilità di dare una mano anche ad altre realtà e non c’è fretta. In ogni caso, a prescindere dalla mia figura, è auspicabile che in un territorio come il nostro, ricco di idee e di persone competenti, si faccia rete tra le varie società».
Qual è la strada da seguire?
«L’esperienza insegna che si possono raggiungere risultati soddisfacenti anche con risorse economiche limitate. La situazione ravennate deve essere vista più come un sistema, che un gruppo di singole realtà scollegate tra loro. Da soli, in generale, si fa fatica ad andare avanti e per vincere delle sfide è necessario tirar fuori delle idee nuove».
Come si trova all’Olimpia Teodora?
«Ci sono l’ambiente e le persone giuste per proseguire il buon lavoro già svolto in passato. Sono consapevole di quanto sia importante il mondo della pallavolo femminile a Ravenna e c’è l’intenzione di tornare su buoni livelli, ma per farcela è necessario tenere la barra ben salda e dritta».
Cosa pensa della squadra?
«Mi piace molto che sia stata costruita puntando sulle giovani. In questo contesto la figura dell’allenatore Simone Bendandi è centrale: è giovane, “ha il gas” necessario e merita questa chance. Sono curioso di vederlo all’opera, ma anche sicuro che farà bene, perché attorno ha persone che conoscono da sempre il mondo dello sport».
E delle ragazze?
«Rispetto alla passata stagione l’età media è diminuita da 27 a 23 anni e questo da parte nostra è un segnale importante. Le ho viste molto determinate fin dal primo giorno della preparazione, affrontando con grande entusiasmo il duro lavoro che si svolge in un periodo dove si fa parecchia fatica».
E del torneo di Serie A2 che la Conad va ad affrontare per il terzo anno di fila?
«Sarà un campionato tosto, con una formula particolare che prevede una prima e una seconda fase, per terminare con una terza dove le migliori squadre si sfideranno nei playoff. Non è facile prepararsi al meglio, in modo da essere al top nei momenti decisivi delle varie fasi. Ci sarà da sgomitare forte, ma fin da subito, in quanto non ci si potrà permettere false partenze».
Quali sono gli obiettivi principali da raggiungere?
«Vogliamo crescere, perché sappiamo bene che se si cresce poi arrivano anche i risultati. Per farcela, però, bisogna avere tanta pazienza, umiltà e, non ultimo, integrarsi con il territorio. Vogliamo che la città conosca le nostre ragazze e le viva portando il proprio calore e sostegno. A Ravenna devono sentirsi di casa».
Ci sono già segnali da parte della città?
«La campagna abbonamenti è partita bene. Abbiamo mantenuto i prezzi invariati rispetto alla scorsa stagione in modo da agevolare le famiglie. Giochiamo le nostre gare interne in un luogo come il PalaCosta dove si respira la storia dello sport ravennate e a cui siamo molto legati».
In futuro, però, ci sarà la possibilità di trasferirsi in un palazzetto tutto nuovo…
«Sì, ma per essere pronti è necessario raggiungere prima di tutto una certa solidità economica. Se vorremo compiere un passo in avanti, bisognerà farlo camminando senza affanni, con trasparenza e apertura verso le altre società, sia quelle del territorio, sia quelle più grandi di noi, avviando delle collaborazioni. Se saremo in grado di costruirci in casa le giocatrici del futuro, grazie a un buon settore giovanile, e aumentare le risorse necessarie, penso che in tre anni potremo provare il grande salto in A1».

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