Alle Olimpiadi la baby poliziotta con la carabina: «Bello rappresentare il Paese»

La 18enne ravennate Sofia Ceccarello è nel gruppo sportivo Fiamme Oro, iniziò nel 2014 quando stava provando un po’ tutti gli sport: «In questo sei in sfida contro te stesso»

CECCARELCon i suoi diciotto anni e mezzo Sofia Ceccarello è tra gli atleti azzurri più giovani alle Olimpiadi in Giappone.
Nata a Lugo ma sempre vissuta a Ravenna, la neodiplomata all’Itis “Baldini” è una dei sette italiani nel tiro a segno (carabina).

Come sarà organizzata la vita di voi sportivi per il periodo dei Giochi?
«Sarò a Tokyo fino al 2 agosto. Le mie gare sono in programma il 24, 27 e 31 luglio. Io sono già vaccinata con due dosi per scelta mia, ma ogni giorno dovremo comunque fare un tampone. Potremo stare solo dentro al villaggio olimpico o nel poligono dove si fanno le gare e gli allenamenti e gli spostamenti fra i due luoghi sono organizzati dalla federazione con mezzi nostri».

Non ci sarà pubblico alle gare. Per il tiro a segno incide? E personalmente?
«Il tifo non è una componente molto influente nel nostro sport. Certo che la presenza di amici o parenti fa sempre piacere per scambiare due battute e rilassarsi un po’».

Come sono stati i giorni prima della partenza?
«Gli ultimi 4-5 giorni prima del volo ho deciso di staccare completamente per rilassarmi un po’ perché ho fatto una settimana di allenamenti quotidiani nel raduno di Lucca».

Nel resto dell’anno com’è la giornata tipo?
«Al mattino vado a scuola e il pomeriggio vado ad allenarmi 5 o 6 volte a settimana al poligono di Ravenna. Di solito faccio 2-3 ore ogni volta».

Com’è cominciata la passione per il tiro a segno?
«Da bambina ho provato praticamente tutti gli sport: nuoto, scherma, calcio, basket. Ma nessuno mi aveva mai coinvolto completamente. Poi un giorno nel 2014 al poligono di Ravenna c’era un open day per far conoscere l’attività ai bambini e mia mamma conosceva uno degli allenatori perché ha fatto tiro a segno ai tempi in cui aveva la mia età. Mi portò a provare e da lì non ho più smesso».

Sofia Ceccarello

Sofia Ceccarello

Che cosa ha fatto scattare la scintilla che non era scattata con gli altri sport?
«Per me questo è lo sport individuale per definizione: è vero che sfidi gli avversari nella classifica ma prima di tutto sfidi te stesso, giochi contro la tua mente. E questo mi piace perché ti misuri continuamente per migliorarti».

È solo questione mentale o c’è anche una parte fisica?
«Di fisico c’è poco. Alle gare ci sono persone di tutte le corporature, altezze e pesi. La differenza la fa la concentrazione. Nell’ultimo anno mi sto accorgendo di essere migliorata molto, soprattutto nel saper capire quando è il momento per accontentarsi di qualche risultato. Perché va bene essere esigenti ma bisogna anche capire che non è sempre tutto negativo, invece avevo questa tendenza».

Com’è stato l’ingresso nelle Fiamme Oro della polizia?
«Quando cominci a essere stabilmente nel giro delle nazionali con risultati validi possono arrivare proposte. Io sono a tutti gli effetti un’agente di polizia: ho dovuto superare dei test di ammissione e ho uno stipendio».

Qual è la sede di allenamento?
«Dipende. Spesso a Ravenna, ma anche a Roma o in altre parti d’Italia quando capitano i raduni. E praticamente in ogni sede ho un allenatore: per me questo funziona bene perché è come avere tanti punti di vista di esperti che possono vedere meglio cosa migliorare e cosa correggere, si confrontano fra di loro e ogni cambiamento viene comunicato a tutti».

La qualificazione alle Olimpiadi è arrivata a maggio con il risultato degli Europei in Croazia. Partecipare alle Olimpiadi era l’obiettivo fissato?
«In realtà di solito alle Olimpiadi vengono convocati i tiratori senior che sono quelli over 21. Quindi io non è che pensassi di poter puntare alle Olimpiadi. Poi ho cominciato a fare ottimi risultati e mi hanno spostato ad allenarmi con i più grandi e continuavo a fare bene. Gli Europei in Croazia sono stati la mia seconda gara di categoria senior ed era l’ultima per avere i pass per Tokyo. Essere inserita nella squadra Italiana per gli Europei mi ha incoraggiato molto perché di solito alle ultime gare che danno posti per i Giochi si porta chi è ritenuto possa andare. E così è stato».

La qualificazione è arrivata proprio all’ultima chance…
«Sono arrivata alla finale della specialità dove mi trovo meglio e non ce l’ho fatta. Mi era caduto un po’ il mondo addosso perché pensavo di aver sprecato l’occasione. A quel punto ho liberato la testa e sono andata a giocarmi l’altra finale senza pensieri e ha funzionato».

In Nazionale da fine 2017, come fu la prima convocazione?
«Il mio allenatore mi disse di guardare la mail a casa e mi era sembrato un discorso strano. Sapeva che via mail mi sarebbe arrivata la chiamata. È stato bellissimo».

Orgoglio? Senso di responsabilità? Si sentono queste cose?
«Sai che rappresenti un Paese e sai che porti avanti la bandiera. L’abbiamo visto con la nazionale di calcio agli Europei quanto entusiasmo ha creato».

Ha festeggiato in strada?
«L’ho seguita durante il raduno di Lucca con qualche amico, restando distanziati e poi abbiamo fatto un giro in macchina senza scendere tra la folla».

Nessuna medaglia d’oro porterà gente in piazza come accade con il calcio. È difficile da accettare?
«La cosa si nota un pochetto per chi fa sport minori, però c’è anche che il calcio ha una rilevanza che ormai va oltre l’aspetto sportivo. E poi siamo onesti e lo riconosciamo: guardare per un’ora uno che punta un bersaglio non è divertente come una partita di calcio…».

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