Quelle bufale (quasi) reali che deridono certo giornalismo. Intervista a un Lercio

Gli autori del celebre sito internet al Molo TreZero insieme a quelli
di Spinoza. «Quando la gente crede che i nostri articoli siano veri…»

Torna per il secondo anno la rassegna “Kafka sulla spiaggia” al bagno Molo TreZero di Marina di Ravenna. Gli incontri (con tanto di cena a tema, prenotazione consigliata allo 0544 530793) si aprono sabato 11 luglio dalle 20 con gli autori di Spinoza e Lercio, i due siti di satira più noti d’Italia. Per l’occasione abbiamo intervistato Francesco Conte, della redazione di Lercio.

Quando nasce Lercio e perché?
«È stato fondato alla fine del 2012 da Michele Incollu. Nasce per mettere alla berlina il giornalismo sensazionalista che (soprattutto in rete) privilegia notizie capaci di destare clamore, senza neppure verificarne la veridicità, rispetto ad un’informazione completa e approfondita, abdicando così alla propria funzione sociale in cambio di qualche click in più. Questo marasma di notizie-non-notizie si è trasformato in una gara a chi la spara più grossa. Alle testate “ufficiali”, artefici di un’eccessiva attenzione al gossip e alle notizie di costume, si sono aggiunti siti di pseudo-informazione con tendenze complottistiche e creatori di bufale finalizzate solo al click-baiting. Lercio si insinua in questa zona grigia, offrendo articoli e “ultim’ora” dichiaratamente falsi, ma con una finalità satirica e parodistica».
Da quando ci collabori?
«Praticamente dalla sua fondazione. Ho inviato il mio primo articolo nel dicembre del 2012: parlava di una farfalla che minacciava di battere le ali a Tokyo, scatenando il panico a New York. La collaborazione è avvenuta in maniera spontanea. Io, Michele e tutto il resto dell’attuale redazione facevamo già parte di un collettivo satirico, Acido Lattico, a sua volta sorto sulle ceneri della “Palestra” di Daniele Luttazzi: lui raccoglieva le battute inviategli dai fan e pubblicava le migliori. Quando Michele ha fondato Lercio, come per osmosi, tutto il collettivo si è fatto coinvolgere».
Qual è il segreto del vostro successo?
«Secondo alcuni il colore rosso. Secondo altri l’accostamento di uno stile credibile e di contenuti incredibili. Ma probabilmente la chiave è nel fatto che nascondiamo piccoli quantitativi di sostanze psicotrope in ogni articolo».
Quali sono gli articoli di cui vai più fiero?
«Quelli a cui sono più affezionato sono due. La toccante storia di Jimbo: l’elefante che sa dipingere solo peni, parla dell’unico elefante al mondo che non è in grado di disegnarsi un autoritratto, caratteristica che, stando a Studio Aperto, sarebbe praticamente innata in tutti i pachidermi. Con l’articolo lanciavo anche una petizione per il povero Jimbo. Ed ha pure avuto un discreto seguito. L’altro articolo è L’Accademia della Crusca rivela: “Il congiuntivo? Ce lo siamo inventati”, con cui si è praticamente aperto un filone che poi ha raggiunto l’apice con l’ultim’ora di Rosaria Greco L’Accademia della Crusca si arrende: “Scrivete qual è con l’apostrofo e andatevene affanculo”. Con i social media manager dell’Accademia è nata una sorta di love story. È il nostro contributo alla cultura italiana».
C’è chi crede che le vostre siano notizie reali…
«Intanto mettiamo in chiaro una cosa: il nostro scopo non è quello di far passare i nostri articoli per veri. Produciamo contenuti dichiaratamente satirici. Però, onestamente, è molto divertente quando capita».
Ci sono casi che ricordi, in questo senso?
«Il più clamoroso, che credo resterà ineguagliato, si scatenò con l’articolo di Vittorio Lattanzi: Kyenge shock: “Prendiamo cani e gatti degli italiani per sfamare gli immigrati”. Intervennero “legioni di imbecilli” pronte ad attaccare la Kyenge. Sarebbe bastato leggere le prime righe dell’articolo per togliersi ogni dubbio, se potevano essercene. D’altra parte, lo scopo di quell’articolo era portare ad esasperazione le falsità che ogni giorno venivano attribuite all’ex ministro, per mettere bene in chiaro il livello di razzismo e pressapochismo della popolazione. Uno dei commenti più divertenti, in quell’occasione, fu di un utente, completamente allucinato, che scrisse una serie di amenità di questo tenore: “In Italia questi governanti sono dei golpisti al servizio dei criminali stragisti sionisti del Bildeberg, stanno conducendo il Popolo Italiano verso l’Olocausto quello vero è certo che questi flussi migratori sono guidati dall’Arabia Saudita in combutta con Israele, porteranno il vento di guerra delle primavere arabe in europa, solo una Rivoluzione ci potrà liberare dal giogo di questi criminali assassini dei Popoli”. Fortunatamente qualcuno restituì il giusto equilibrio alla situazione, scrivendo forse il più grande complimento che ci sia mai stato fatto: “Lercio è la cartina di tornasole inutilmente sognata da Darwin: i commenti alle sue “notizie” permettono di riconoscere con grande facilità gli “homo sapiens” e gli “anelli di congiunzione”. Purtroppo, in rete, questi si rivelano essere la stragrande maggioranza. Leggere per credere!”. Di recente abbiamo anche lanciato una rubrica con i commenti “più lerci” della settimana. Si trovano delle vere perle».
In quanti lavorano a Lercio?
«Nessuno “lavora” a Lercio, se per lavoro intendi qualcosa per cui si è pagati. Tu vuoi darci dei soldi?».
Ci penso. E quindi che lavoro fai?
«Cos’è, vuoi farmelo perdere?»
Ma quindi un sito così seguito di satira, non è in grado di fare fatturato? Quante persone ci collaborano?
«La redazione è composta di quaranta persone sparse in tutto il mondo, ma con una significativa percentuale di sardi, e tutte già appartenenti al collettivo Acido Lattico. Ognuno di noi dedica al progetto tempo ed energie a seconda delle proprie disponibilità e capacità. Abbiamo un’organizzazione prevalentemente “orizzontale”, con una suddivisione di compiti in continua evoluzione che, secondo i nostri calcoli, raggiungerà entro il 2034 un equilibrio Pareto-ottimale. Non possiamo rivelarti quanto fatturiamo, ma sappi che abbiamo appena comprato una penisola greca che da domani si chiamerà Lercioponneso».

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