L’irriverente Alessandro “Sgargabonzi” Gori al Moog per parlare di “sentierismo”

 

Sabato 21 gennaio alle 18 al Moog Slow Bar di vicolo Padenna, in centro a Ravenna, un (senza dubbio) originale “Dialogo sul sentierismo estatico” con Alessandro Gori, scrittore e performer satirico, noto per il suo stile particolarmente abrasivo e l’umorismo “nero”. Conosciuto anche per il suo blog “Lo Sgargabonzi”, Gori l’anno scorso ha pubblicato per Rizzoli Confessioni di una coppia scambista al figlio morente, scrive per “Rolling Stone” ed è tra gli autori del programma Rai “Una pezza di Lundini”, dove si occupava in particolare di realizzare le surreali ed esilaranti schede di presentazione degli ospiti.

Al Moog accompagnerà il ravennate Elia Tazzari, “sentierista” – impegnato in svariati cammini da Londra a Gerusalemme, dal Brennero al sud d’Italia – ma anche poeta, fotografo e videomaker. «Tutto quello che serve sapere del cammino – commenta – l’ho appreso da una manciata di poesie di Cesare Viviani e Mariangela Gualtieri: che le orme del camminatore sono inutili, che la ricerca dei compagni coincide con la ricerca di sé (e viceversa) e che il fine ultimo è quello di assistere alla progressiva diminuzione delle proprie forze. L’immaginazione è utile e necessaria per corroborare un’azione in fondo banale e scontata come quella del cammino, per incunearla a forza in un contesto in cui possa effettivamente esprimere un significato più ampio e profondo, fino a trascendere se stessa. Ma l’immaginazione e la conseguente speranza che ne scaturisce sono continuamente destinate alla fine di un viaggio a scontrarsi con l’evidenza dolorosa che si è fatto tanta strada per cercare una cosa che in fondo lì non c’è né potrà mai esserci. E allora perché il sacrificio, la fatica, l’andare e il venire dei compagni, la solitudine e l’illusione? Risponde il mistero di una vocazione che sospinge verso l’evidenza di un significato che non sapremo mai cogliere davvero e le cui ombre percepibili sono una dolorosa e inutile insensatezza e il nulla che solo attende alla fine della strada, una volta partiti tutti i compagni, una volta scomparsi noi».

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