Così il Santa Fè lanciò la movida di Marina negli anni Novanta!

Santafe1Nel 1991 un gruppo di amici costruisce il locale dei suoi sogni: musica, cocktail, calcio balilla e pop corn.
Un successo che fa concorrenza a Riccione e inventa un nuovo tipo di divertimento. Questa è la loro storia.

Non volevano arricchirsi ma realizzare il locale dei loro sogni. Così è nato il Santa Fè. Non una discoteca ma un luogo aperto tutto le sere dove passare le serate con gli amici. «Lo scopo principale era quello di divertirci. Forse ha funzionato per quello». A parlare è Alessandro Zangaglia che nel 1991 aveva 23 anni e insieme al suo amico Cristiano Ricciardella decise di rilevare una discoteca di Marina di Ravenna che alla fine degli anni Ottanta era in declino: il Negrillo.
Discoteca che aveva una storia nobile: quando si chiamava Julie erano passati da lì i grandi nomi della musica (Mina, Ornella Vanoni, Genesis) ma da tempo il locale non se la passava granché bene. Zangaglia e Ricciardella rintracciano il proprietario sulle colline bolognesi e acquistano il locale. Ai tempi sono due ragazzi poco più che ventenni senza esperienza nel settore: Zangaglia lavora nella ferramenta di famiglia, a Marina di Ravenna, Ricciardella aiuta il padre in concessionaria. Si mettono di buona lena e ristrutturano in due mesi tutto il locale, con la voglia di creare qualcosa di nuovo. Il nome viene suggerito da un viaggio in Sudafrica dove Riccardella aveva notato un locale con lo stesso nome e pensa di riproporlo in Romagna. Funziona anche qui, alla grande. Un’altra suggestione viene dal cinema: il film Cocktail con Tom Cruise ispira la costruzione della capannina di bambù che funge da bar principale e resiste una decina di anni. Dentro il Santa Fè c’è il biliardo, il calcio balilla, le freccette e una macchina da pop corn già vintage per i tempi, di quelle che si trovavano solo al luna park.

Oggi il Santa Fè di allora si definirebbe forse disco pub. Ventotto anni fa era semplicemente un locale di quelli che non si erano mai visti in Romagna. Aperto tutte le sere, senza biglietto di ingresso (l’obbligo di consumazione arriverà soltanto anni più tardi), il locale diventa un punto di riferimento per i giovani dell’epoca e fa da apripista alla rinascita di Marina di Ravenna che dagli anni Sessanta in poi aveva conosciuto un lento declino coinciso con la scelta industriale e lo sviluppo del porto a discapito del turismo.

«Eravamo i ragazzi che giravano per Marina e che non avevano un posto dove andare – è il ricordo di Ricciardella – così ce lo siamo costruito. Il Santa Fè ha funzionato perché si è creato un bel gruppo di persone che lavoravano ma erano anche amici». Il successo ha dell’incredibile. In una notte di metà anni Novanta l’attore Alessandro Gasmann è al Park Hotel ed entra incuriosito al Santa Fè. Chiacchiera con una barista e, tempo un’ora, comincia a dare una mano nella preparazione dei cocktail, va a prendere il ghiaccio, diventa il barman della serata. Secondo Ricciardella ad avere funzionato è stata «la semplicità con cui siamo partiti. Eravamo giovani, non avevamo debiti. Il resto l’ha fatto la freschezza dei vent’anni. Io credo che il mondo della notte sia un po’ come il calcio: lo capisci finché ci sei dentro, parli quella lingua lì. A cinquant’anni è difficile capire cosa vuole un ragazzo di venti».

I ricordi di quegli anni sono raccolti in faldoni di foto che Zangaglia tira fuori mentre scorrono gli annedoti, seduti al tavolo del Bbk, l’altra creatura che il duo di soci e amici creerà nel 1995 rilevando un vecchio bagno, il Conchiglia. Scorrono i ricordi fatti dei giovani volti. Una cartolina in bianco e nero porta la memoria avanti di qualche anno: i tempi della prima ristrutturazione, la pista che si ingrandisce, qualche novità con il privé. Ma il gruppo di amici in foto con la scritta “costruiamo la tua notte” è sempre quello: “Zanga”, Cristiano, Cesare “Cece” Iascio, Jaja. Ognuno di loro conserva aneddoti, risate e un pizzico di nostalgia per quegli anni vissuti a cavallo del millennio. Jaja, che ancora lavora al Bbk, era arrivato a Ravenna perché fidanzato con una barista francese del Santa Fè. Perché quel locale aveva un’altra particolarità: cercava i dipendenti non solo a Ravenna ma nel resto del mondo. Così in Australia, Argentina e in ogni angolo del pianeta potrebbe esserci qualcuno che aveva lavorato alla discoteca di Marina di Ravenna.

Un locale a forte vocazione internazionale che fa grande ricerca sulla musica grazie a dj che erano prima di tutto giovani appassionati, come Max De Giovanni, volto che continua ad animare le serate della Riviera romagnola. «Il Santa Fè ha rappresentato qualcosa di particolare, è un locale che ha fatto la storia in Romagna», ricorda. La musica dal vivo era curata da Cico Cicognani. Negli anni Novanta Cico è già un bassista professionista e collabora con nomi importanti del panorama musicale italiano. Proprio grazie a questa esperienza riesce a portare al Santa Fè grandi artisti sulla cresta dell’onda come i Sottotono: a metà anni Novanta la formazione rap si contendeva con gli Articolo 31 il primato della scena musicale hip hop italica, con successi da milioni di copie. La sera in cui suonano al locale di Marina di Ravenna c’è la fila sin dal pomeriggio. Giovane corista era un certo Tiziano Ferro. Ma la lista dei musicisti è lunga: Rossana Casale, Alex Baroni, giusto per citarne un paio tra le decine che suonano nelle serate live.

«Se dovessi scegliere un momento simbolo – dice Zangaglia – mi piacerebbe ricordare i live in cui, chiusa la discoteca, rimanevamo tutta la notte con i musicisti a fare delle jam session. Io non so suonare ma ascoltavo incantato e facevamo l’alba così». Cicognani ricorda invece, nei sedici anni in cui ha lavorato con il duo di imprenditori, le serate in cui si finiva a fare serata a Riccione. «Il Santa Fè ha realizzato qualcosa di impensabile: proiettare Marina di Ravenna al centro della Romagna. A volte si chiudeva e si andava a ballare negli altri locali. Eravamo giovani…».
Man mano che passano gli anni, entrano altri giovani nello staff come Filippo Civenni, Mattia Montanari che portano nuova linfa al locale tra la fine degli anni Novanta e gli anni Duemila. Il Santa Fè diventa la pietra angolare della movida di Marina, il primo luogo di divertimento che si incontra sul viale principale in una passeggiata che attraversa il paese per arrivare sino all’Hemingway mentre anche i bagni si attrezzano per le feste in spiaggia. A quel punto il locale torna ad essere una discoteca più classica ma mai come le altre, proprio per la storia e la passione che c’è dietro la sua nascita. La chiosa finale è di Cicognani: «Se dovessi dire perché Cristiano e Alessandro ci sono riusciti direi un motivo fondamentale: non li conosceva nessuno, non avevano circoli precostituiti. In una città come Ravenna a volte è un vantaggio, specie quando si vogliono proporre nuove idee».

Solo per una notte, quelli del Santa Fè torneranno a divertirsi nel locale di Marina di Ravenna. La discoteca riaprirà le porte per accogliere nuovamente i clienti che l’hanno resa grande negli anni Novanta e sarà una grande festa per tutti.

Inaugurato nel 1991 da Alessandro Zangaglia e Cristiano Riccardella, il Santa Fè è stata la discoteca che ha rilanciato il nome di Marina di Ravenna in Romagna e non solo, grazie ad una innovativa formula e alla voglia di ballare e di divertirsi di tanti giovani. L’appuntamento è sempre lì: in viale delle Nazioni 180. Giorno fissato per la festa è lunedì 22 luglio, a Ravenna un prefestivo visto che il 23 è Sant’Apollinare.

La festa riunirà tutti i ragazzi che si sono divertiti al Santa Fè nel mitico decennio ’90 – 2000. Si parte alle 21 con l’apertura porte, poi alle 22 si esibiranno i Mesh Machine, la band di Cico Cicognani. Cico è stato il direttore artistico che ha portato al Santa Fé grandi nomi della musica italiana e internazionale durante le serate live. Alle 23 via alle danze, con i dj storici del locale che torneranno alla consolle per far ballare tutti.

Una serata ricca di musica e di divertimento ma soprattutto di ricordi, quelli più belli perché legati alla gioventù è ad un’epoca in cui la spensieratezza era la chiave di lettura delle nostre estati. Per un giorno sarà ancora così. Il Santa Fè sta per tornare.