L’anno della letteratura africana

Letteratura AfricanaIl 2021 è l’anno della letteratura africana. I tre premi più importanti della critica internazionale sono stati vinti infatti da autori africani: Il Nobel per la letteratura è andato ad Abdulrazak Gurnah, tanzaniano, il Booker Prize (per il miglior romanzo in lingua inglese) a Damon Galgut, sudafricano, e il Goncourt (per il miglior romanzo in lingua francese) a Mohamed Mbougar Sarr, senegalese. A questi si deve aggiunge l’International Booker Prize assegnato a David Diop, anche lui senegalese.

Insomma l’accademia della letteratura che decide i premi letterari tra Stoccolma, Londra e Parigi pare essere particolarmente sensibile alle storie provenienti dal più antico dei continenti. Sono libri tra loro molto diversi, accomunati dall’impegno sociale. Gurnah è uno scrittore della migrazione, parla di post-colonialismo, Sarr è un autore più disincantato e suo modo provocatorio, mentre Galmut è una penna raffinata che scrive vicende umane in cui la storia dell’Africa rimane come sottofondo.

La nota dolente di questa primavera africana sono le vendite. Gurnah in Italia era addirittura fuori catalogo, perché i suoi libri avevano sempre venduto pochissime copie. La letteratura africana da queste parti non ha mai funzionato, e, salvo alcuni nomi culto come J. M. Coetzee o Nadin Gordimer (entrambi sudafricani bianchi), è spesso passata inosservata. Forse questi recenti premi potranno farla riscoprire. Gurnah sta per uscire nuovamente ripubblicato da La nave di Teseo, Sarr è in corso di traduzione, ma si trova il suo primo romanzo Terra violata (pubblicato dalle Edizioni e/o) che parla della vita a Sumal all’arrivo degli integralisti islamici.

Di Galgut è appena uscito La promessa (Edizioni e/o) saga familiare ambientata nel Sudafrica nel corso di tre decenni. Oltre a questi vi segnalo Il re ombra (Einaudi) di Maaza Mengiste, romanzo che racconta la guerra in Etiopia vista dalla parte degli etiopi, e – molto bello – Il ritorno (Einaudi) di Hisham Matar ambientato nella Libia del dopo Gheddafi.

A questi aggiungo due classici della letteratura africana: Le cose crollano (La nave di Teseo) di Chinua Achebe sulla vita nei villaggi della Nigeria all’arrivo della colonizzazione culturale e Sul fare del giorno (La nave di Teseo) autobiografia di Wole Soyinka, che
vinse il Premio Nobel per la Letteratura nel 1986.

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