Se a leggere l’ultimo romanzo di Catozzella è uno studente

E Tu Splendi CatozzellaUn gruppo di studenti delle superiori mi sta dando filo da torcere. Leggono, leggono molto, contrariamente a quello che dicono i luoghi comuni che li vorrebbero ancorati esclusivamente ai loro smartphone senza più occhi per parole che si susseguono una dopo l’altra sulla carta senza immagini in movimento o emoticon. Sono i ragazzi di una quarta del liceo Alighieri che seguiranno “ScrittuRa festival” grazie all’interessamento della loro professoressa Monica Fabbri.

Questa settimana ho deciso di pubblicare una delle loro recensioni, scritta da Jacopo Gigante.
«Il dolore, l’ingiustizia, l’integrazione difficile o impossibile, la solitudine: tutto ciò raccontato dal piccolo Pietro, di solo undici anni nel nuovo libro di Giuseppe Catozzella, E tu splendi (Feltrinelli, 2018).
Pietro vive a Milano con la famiglia, seppur sia originario di Arigliana, un paesino della Basilicata. Si trova però a dover affrontare una dolorosissima situazione con il padre e la sorellina Nina: la morte della madre.
I due fratelli risentono della mancanza della madre, in particolare Pietro, che diverse volte al giorno racconta di parlare e confrontarsi con lei, o con un cane immaginario, che lui chiama “Canetto”. Il padre, dopo aver perso il lavoro, manda i figli a trascorrere l’estate nel paese d’origine dei genitori e dei nonni.
Qui, nonostante trascorra molto tempo con i coetanei, Pietro fatica a inserirsi nella comunità, poiché è visto come esterno e soprattutto milanese. Gran parte del paese è costantemente adirato, specialmente suo nonno, per colpa del nipote “Zí Rocco”, tirannico proprietario terriero che dopo aver avvelenato le terre altrui ora quasi schiavizza i cittadini nei suoi campi.
È a questo punto che il ritmo del libro cambia: Pietro trova in una antica torre normanna una famiglia di immigrati, nascosta dal prete. Questa scoperta genera scalpore e discordanza tra la gente: una parte della popolazione comincia a rispettarla, mentre l’altra la considera nemica. La incolpa per il peggioramento delle condizioni di lavoro, la rende un facile bersaglio per mascherare lo sfruttamento, la corruzione, la povertà. Eppure sembra esserci una svolta: quasi tutti gli abitanti uniscono le forze per far rinascere le terre ormai da tempo inaridite; quando sembrano aver ultimato la masseria, accade una nuova catastrofe durante la notte di Ferragosto: le fiamme distruggono di nuovo ogni singolo apprezzamento di terra. Questa volta però vengono incolpati direttamente tutti gli stranieri e vengono incarcerati, seppur ingiustamente. È in questo momento che il piccolo Pietro non riesce più a capire: tutti sanno chi sono i colpevoli ma nessuno agisce.
È una lettura che lascia il segno e ti trasporta nella vita del piccolo Pietro attraverso le sue emozioni, sensazioni e pensieri che spesso fanno sorridere per semplicità e spontaneità; appare una lettura semplice e leggera pur avendo un messaggio ben preciso: “Ti insegneranno a non splendere. E tu splendi, invece.” Questo è ciò che ricerca fino alla fine Pietro. Quello che cerca di far trasparire l’autore è il fatto che, nonostante le difficoltà della vita, le ingiustizie, la solitudine e l’emarginazione nessuno debba arrendersi ma faticare, perché arriverà quel momento nella vita in cui tutti splenderemo».

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