Quattro libri su Ravenna (e dintorni romagnoli) da Baldini a Spadoni

Come si viveva a Ravenna nei tempi antichi? Era una terra piena di superstizioni e strane usanze. Sono usciti alcuni libri molto interessanti negli ultimi mesi per scoprirlo.

Ronagna Arcana BaldiniNe suggerisco quattro. Due sono pubblicati da Il Ponte Vecchio, casa editrice da sempre molto attenta alla storia della Romagna.
Romagna arcana è l’ultimo capitolo del lungo studio antropologico sul nostro territorio del bravissimo Eraldo Baldini, che ha scritto una quarantina di libri sul tema. Qui riprende le figure arcane classiche, dal mazapégul a la borda, ma anche fate e draghi. Scopriamo che le figure del folclore romagnolo compaiono in fonti scritte già nel ‘500 e venivano spesso “tradotte” anche all’estero, in Francia si parla del mazapégul come il goblin della Romagna. Vicende note e meno note, tra le più curiose quella del biscione di San Pancrazio, un famelico mostro assetato di latte, che mieteva vittime tra mucche, pecore e donne che allattavano. Per decapitarlo fu necessario chiamare un cavaliere reietto, Ghilardo, che era già condan- nato a morte per brigantaggio e quindi non aveva nulla da perdere. Ghilardo riesce nell’impresa e diventa un eroe popolare.

Sulla vita di tutti i giorni invece ci parla la storica Paola Novara in Vita quotidiana nella Ravenna Medioevale (Il Ponte Vecchio) in cui racconta ad esempio della nascita dei conventi e della chiese come San Francesco, e degli studi che venivano fatti per deci- dere dove edificarli, tenendo sempre conto della distanza che avevano gli uni con gli altri. Mangiavano legumi e cereali bolliti e si beveva vinaccia annacquata, bevanda più diffusa dell’acqua in quanto più “sana”, infatti l’acqua al tempo era spesso stantia e piena di batteri, e poteva essere una bevanda letale. Forse da allora è rima- sta la predilezione dei romagnoli per il vino rispetto all’acqua?

Romagna Intima Pratella Bellosi.jpgRomagna intima (Pendragon) raccoglie i testi del futurista Francesco Balilla Pratella ritrovati e assemblati da Giuseppe Bellosi. Balilla Pratella, noto soprattutto come musicista fu anche una delle storiche firma de “Il plaustro” e “La Piê”, la madre delle riviste romagnole, nata in una sera del 1919 nel cuore della Romagna, la Romagna dei campi coltivati, dell’aratro trainato dai buoi aggiogati e della caveja degli anelli, sul confine tra i territori di Forlì e Ravenna. Una testimonianza malinconica e sentimentale di una Romagna che stava scomparendo.

Chiudo con Vivi nella parola. I sepolcri dei poeti romagnoli di Nevio Spadoni e Fabio Pagani, edito dall’Arcolaio, che ci porta alla scoperta dei sepolcri e delle storie dei poeti romagnoli, da Olindo Guerrini a Giovanni Pascoli, da Dino Campana a Marino Moretti, inanellando ricordi, parole e luoghi, sepolcri celebrati e lapidi dimenticate e ricoperte di edera, il tutto condito da interessanti aneddoti.

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