52 – Quando Lercaro spiegava i mosaici

San VitaleGiacomo Lercaro, figura profetica nel panorama ecclesiale della seconda metà del ‘900, fu arcivescovo di Ravenna dal 1947 al 1952. Appassionato e attento studioso di arte, architettura e liturgia ha composto una tra le più coinvolgenti descrizioni dei mosaici della Basilica di San Vitale: «Per parte mia, però, non gustai forse mai la profonda bellezza dell’arte cristiana come a Ravenna, quando la vidi viva e vibrante, non appena lo sguardo si incontrava con le sue figurazioni, in un momento particolarmente luminoso (…). Lo constatai e ne fui commosso e felice fin dalla prima volta che, al domani del mio ingresso episcopale, pontificai in San Vitale (…). I mosaici di Ecclesio e di Massimiano rivelavano, sotto i colori smaglianti e l’oro delle tessere, una chiarezza di dottrina, una vitalità di fede, una profondità di senso che mi faceva tremare e mi rendeva sgomento, come si tremerebbe di fronte al prodigio di un morto che rivive e parla (…). Giustiniano austero, col suo cratere, Teodora sfavillante di gemme, col calice, Massimiano asciutto e calvo, le corti imperiali, sfarzose, nell’abside Ecclesio che portava verso Cristo sovrano l’immagine della basilica, traducevano il senso del gesto ch’io compivo, lo proclamavano gesto cosmico (…). Sul mio capo, in alto lassù nella volta, dove al centro l’agnello immolato richiamava Cristo, sembravami cantasse tutto quel prodigioso arabesco di fiori, di volute, di uccelli policromi che pare vogliano riassumere il creato».

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