61 – Il marito di Susanna

Sarcofaco Esarca IsacioTra i più bei sarcofagi conservati a Ravenna va annoverato quello dell’Esarca Isacio.
Quest’arca funeraria del V secolo, conservata nel deambulatorio della Basilica di San Vitale, fu reimpiegata, nel VII secolo, per la sepoltura di questo grande generale bizantino. Sulla fronte, di grande bellezza, è l’adorazione dei Magi: la Vergine Maria regge in grembo il bambino che riceve doni dai re venuti dall’Oriente. Dietro al suo capo splende, luminosa, una stella. Sui lati corti sono le scene di Daniele salvato dalla fossa dei leoni e la resurrezione di Lazzaro, due iconografie diffusissime nell’arte paleocristiana, portatrici di un messaggio di salvezza.
Sul retro della cassa, al centro di un grande clipeo, è scolpito il monogramma costantiniano affiancato da due pavoni e da due palme dattilifere che incorniciano la scena. Su un lato del coperchio cilindrico è un’iscrizione greca che fu successivamente tradotta in latino e incisa sull’altro lato della copertura: «Giace qui colui che fu condottiero dell’esercito e che per diciotto anni preservò incolumi Roma e l’Occidente per i tranquilli sovrani: Isacio, sostegno degli imperatori, grande gloria di tutta l’Armenia, discendente com’era da gloriosa stirpe armena. Dopo la sua morte gloriosa la saggia sposa Susanna piange senza tregua, come pura tortora, privata di quel marito che dalle sue faticose imprese si acquistò fama in Oriente e in Occidente, perché di Occidente e di Oriente guidò gli eserciti» (traduzione di Mario Pierpaoli).

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