Mike se n’è andato, e con lui lo stare insieme in allegria

Da ragazzina ricordo di non aver mai perso una puntata di Portobello, ma non ho mai guardato un programma quiz di Mike Bongiorno. Non mi appassionava il genere. Ciononostante non era possibile non conoscere il personaggio. Se l’etere televisivo italiano ha un volto è sicuramente il suo.

Filmati di repertorio, “ospitate” nelle varie trasmissioni, interviste e pubblicità con Fiorello, ce lo hanno reso più familiare della Fiat. Ricordo di aver seguito con interesse l’intervista che gli fece Daria Bignardi alle Invasioni Barbariche un paio di anni fa. È stata molto divertente, se non altro per la naturalezza con la quale il buon Mike allungava il suo nuovo libro alle telecamere, mentre raccontava episodi della sua vita. Per questo quando ho appreso della sua morte improvvisa, mi sono scoperta a pensare che pur avendo in tanti anni glissato i suoi programmi, sapevo che è stato il primo grande presentatore della tv italiana, uno degli uomini che ha segnato la storia della televisione, anche quando per primo è passato dalla Rai al “Biscione”, tenendo a battesimo la televisione commerciale di modello americano. Eventi questi che a noi gente comune sono passati sulla testa come se niente fosse, abbagliati dalla possibilità di poter scegliere fra più prodotti televisivi. Contemporaneamente in sempre più case si diffondeva l’uso di più televisori. Il totem, dapprima piantato nel salotto all’interno di pregevoli mobiletti linea-arredo, si è fatto così uno e trino perché in famiglia non si litigasse sulla scelta dei programmi da guardare. L’altro giorno un’amica mi ha detto di non conoscere i nuovi programmi televisivi trasmessi sulle cosiddette reti generaliste, perché guarda quasi esclusivamente i canali a pagamento, sport il marito, documentari lei. In sostanza ciò che un tempo, univa, oggi in qualche modo divide e frammenta. Ecco, quando ho appreso della morte di Mike Bongiorno ho pensato a quell’Italietta con un televisore ogni 30 famiglie, in cui i dialetti prevalevano sulla lingua nazionale comune, e che malgrado questo riusciva a radunare oltre 20 milioni di spettatori davanti ad una puntata di Lascia o Raddoppia. Oggi ci può giusto riuscire la nazionale di calcio, sempre che giochi la finale dei Mondiali. In qualche modo ho come l’impressione che, con la morte di Mike Bongiorno, se ne sia andato anche quel senso del comune che alla fin fine rende piacevole stare in compagnia con allegria.

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