Perché il mio ragazzo preferisce il partito a una serata con me? Seguici su Telegram e resta aggiornato Caro Dottore, il mio nuovo ragazzo è fantastico ma ha un aspetto che mi lascia perplessa: è patito di politica! Ne parla continuamente, passa il suo tempo libero in riunioni estenuanti o fare cose che a me sembrano senza senso. Ho pensato che solo la presenza di un’amante tra i colleghi di partito possa giustificare tante assenze e tante rinunce a serate romantiche. Laura. Cara Laura, la sua domanda mi ha fatto subito pensare a “La partita di pallone” di Rita Pavone. Cito una strofa: “… perché la domenica mi lasci sempre sola per andare a vedere la partita… chissà se davvero vai a vedere la tua squadra…”. Nella canzone, come nella sua lettera, emergono sentimenti di gelosia ed incomprensione rispetto all’interesse del compagno. Ma non è detto ci sia un amante. Essere un grande tifoso di calcio, così come appartenere ad un gruppo politico, consente un’attrattiva, per certi aspetti, anche maggiore rispetto a quanto possa offrire una storia sentimentale parallela. Le sembrerà strano ma è così. Il motivo è che abbiamo a che fare con il “gruppo”. Appartenere ad un gruppo è qualcosa di molto potente. Identificarsi con i valori condivisi consente di rafforzare la propria identità e di incrementare il proprio senso di sicurezza. Certo credere in una visione politica ha anche aspetti che riguardano l’espressione dei propri ideali, dei propri valori, per carità. Ma guardando la questione con uno sguardo psicologico possiamo notare che è anche una modalità che favorisce il senso di onnipotenza e di controllo. Promuovere leggi, amministrare una città, permette di favorire narcisistiche dinamiche interne. Ma torniamo al discorso sul gruppo, perché esso ha, tra le altre, una funzione normativa, ovvero è fonte di valori e di modelli in cui identificarsi. Poi se le proprie idee sono attinenti a quelle del gruppo, o del contesto, in cui andrà a far parte, ciò garantirà un grande giovamento alla propria identità, perché esse verranno amplificate. Anche se si perde un po’ di se stessi non è un problema, dato che si viene compensati e ripagati dal senso indentitario più ampio che si costituisce. Pure per l’autostima, adesso parla al plurale. Purtroppo non è tutto rosa e fiori. C’è anche l’altro lato della medaglia: l’appartenere ad un gruppo è possibile solo se contemporaneamente si rinuncia agli altri gruppi. È necessaria la disappartenenza a tutto il “non gruppo”. Il “noi di gruppo” esiste solo se c’è un “loro” a cui contrapporsi, e il gruppo avversario si combatte. Quando va bene, si provano verso gli altri sentimenti di timore, avversione, disapprovazione. Ma mai di vero ascolto. Il tutto per legittimare la propria comunità e favorire, di riflesso, i sentimenti che fanno sentire meglio il singolo componente. Non stupisce quindi che tra le forze politiche ci sia così raramente una legittimazione delle posizioni altrui. Già i latini, prima degli psicologi dicevano, “Coniunctio animi maxima est cognatio”, ovvero “L’unione delle anime è più grande di ogni parentela”. Total0 0 0 0 Seguici su Telegram e resta aggiornato leggi gli altri post di: Lo sguardo dello psicologo