“Passione noir”, una collana senza guizzi e senza sorprese, peccato

Passione NoirLe iniziative editoriali di Repubblica sono quasi infinite: itinerari, dvd, fumetti, selezioni di narrativa, cd musicali e teatrali. Noir e gialli sono spesso protagonisti di serie settimanali a “lunga scadenza”. Lo scopo della Gedi è aumentare le vendite del quotidiano proponendo a costi (quasi) ridotti titoli di grande richiamo. Quindi un legittimo obiettivo commerciale, non l’impegno per promuovere una fascia di letteratura popolare che resta fra le più seguite. Così dal 18 giugno, ogni settimana fino al 3 febbraio 2019, arriva in edicola “Passione noir”: trentatré titoli a 7,90 euro ciascuno, con l’idea di proporre ai lettori “grandi autori italiani e stranieri”. Bene. L’indice dei titoli non rassicura. Si è partiti con Guillaume Musso, francese interessante che però non raccoglie consensi ovunque. Poi è arrivato l’inossidabile Camilleri con La rete di protezione, uscito l’anno scorso; il 2 luglio è toccato a Camilla Läckberg… novità quindi quasi zero.                                                                                                                                                                                                                                                           Andiamo di statistica: in totale dodici titoli di autori italiani su 33 complessivi, undici romanzi firmati da scrittrici. Tutte straniere. E qui già il progetto cigola. Non ci sono autrici italiane degne di essere proposte da “Passione noir”? Annamaria Fassio, Barbara Baraldi, Paola Barbato, Grazia Versani, Cristiana Astori, Margherita Oggero, Nicoletta Vallorani, Ilaria Tuti, Adele Marini, Lia Tomasich… (l’elenco è davvero lunghissimo) non c’entrano niente con il noir e il giallo italiano e (sì sì) internazionale? Meglio Louise Penny o Anita Nair? Avanti, non scherziamo. Qui si potrebbe chiudere la segnalazione con un “gravemente insufficiente”.
Ci si può accontentare dei dodici italiani? La risposta è “no” prima ancora di leggere i nomi degli autori. E, maledizione, scorrendo l’elenco, le perplessità aumentano: sui “grandi” riconosciuti si potrebbe fare a meno di discutere. Anche se ci si trova un po’ davanti alla solita “minestrina riscaldata”, senza guizzi di fantasia, con firme anche sopravvalutate, come Roberto Costantini e, in realtà, anche Maurizio De Giovanni. Prolifici, creativi, ma clonatori di se stessi. Meglio Piero Colaprico; e Carlotto non delude mai. Ma cosa ci sta a fare l’esordiente Filippo Iannarone che purtroppo ne Il complotto Toscanini riesce ad annacquare un “soggetto” fantastico con una sovrabbondanza di descrizioni da Guida del Touring e citazioni da Marie Claire anni Cinquanta?
Il giallo già soffre di elefantiasi, ma nell’eccesso di quantità, la produzione italiana riserva ancora sorprese e piccoli gioielli, spesso firmati da scrittrici (è, ad esempio, tornata in libreria Francesca Bertuzzi, tostissima come sempre). “Passione noir” non se n’è accorta. Peccato.

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