Il grande ritorno di Rocco Schiavone e la nuova avventura del vicequestore Nigra

Manzini Vecchie ConoscenzeÈ un grande ritorno questo di Rocco Schiavone in Vecchie Conoscenze, dopo l’ultimo, deludente, Ah l’amore l’amore.
Romanzo vero, con uno Schiavone più scostante e tormentato che mai, con personaggi secondari che finalmente escono dalla caricatura per prendere corpo e sostanza, con la storia parallela che riguarda Schiavone stesso, un giallo nel giallo che si dipana lungo tutta la serie e che qui prende una piega inaspettata e sorprendente, con tinte da spy story e colpi di scena.
E dentro tutto questo, un giallo classico, forse un po’ facile per i lettori a cui piace indagare sui misteri, ma non per questo meno affascinante in termini di descrizioni di ambienti (in questo caso quello della ricerca universitaria), personaggi, storie intrecciate.

Torna prepotentemente al centro del romanzo il tema del tradimento e dell’amicizia, senza grande moralismi e con nuove ombre che si allungano e altre che si ritraggano, in un gioco di chiaroscuri dove i rapporti e le persone possono non essere ciò che sembrano. Anche Schiavone, pur restando quel “buono dentro” che conosciamo, sembra abbandonare almeno in parte la sua vocazione al salvataggio. Salvi sono ormai Gabriele e la madre, a Milano. E anche per Lupa potrebbero esserci novità interessanti all’orizzonte. Il tutto in un’Aosta più fredda e inospitale che mai.

Antonio Manzini si conferma dunque un grande autore di gialli seriali con tutte le qualità che fanno di questo genere di lettura un conforto autentico per il lettore: la capacità di non inaridire i personaggi e non darli mai per scontati, buone storie in cui impegnarli, ambientazione convincente e, sempre e soprattutto, dialoghi imperdibili, rapidi, brillanti, commoventi, divertenti. Un mondo che si ha ogni volta voglia di ritrovare ma che, chiuso il libro, non è mai come lo si era trovato all’inizio.

Paolacci Ronco Punto Vista DioE a proposito di serie di genere che promettono assai bene e in questo clima pro Lgbt a cui ci invitano come mai prima le olimpiadi di Tokyo, il pensiero corre a un altro libro uscito da un po’ più di tempo (ma da poco disponibile anche in Audible in una bella interpretazione di Michele Maggiore) che è Il punto di vista di Dio della coppia Ronco&Paolacci per Piemme. Seconda avventura per il vicequestore Nigra, il primo vicequestore dichiaratamente gay della letteratura italiana.

Un romanzo che intreccia il gioco letterario – divertenti le citazioni di vari “colleghi” in giro per l’Italia, il richiamo alle fiction televisive poco verosimili, ai romanzi gialli classici di cui sono appassionati i sospettati del delitto – con i temi politici e sociali di una Genova dove scorrono pregiudizio e malaffare. Rispetto al primo, qui Nigra cresce e con lui le persone che gli sono intorno, il ritmo è più serrato, i dialoghi ancora più convincenti, la sua omosessualità quanto mai presente ma non invadente sulla meccanica del romanzo, il finale convincente.
E quando il secondo romanzo di una serie è perfino migliore del primo, non resta che aspettare il terzo.

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