Una fotografia “ingiallita” di Berlino nello sguardo di Harald Gilbers

Gilbers Ponte Aereo BerlinoUn’altra Berlino “in giallo”, dopo quella segnalata i primi di luglio (Il solista di Jan Seghers, edizioni Emos). In questo caso è quella tratteggiata da Harald Gilbers in una serie di romanzi con al centro il commissario di polizia criminale Richard Oppenheimer. È in libreria da qualche mese Il ponte aereo per Berlino, sottotitolo “Il commissario Hoppenheimer e l’indagine fra Est e Ovest” (traduzione di Angela Ricci; il titolo originale è più semplice: Luftbrücke, ponte aereo appunto); si tratta del sesto capitolo di quella che si preannuncia una saga storica di tutto rispetto.

Il personaggio principale entra in scena con il romanzo Berlino 1944 (titolo originale “Germania”, 2013); ebreo ed ex commissario, celebre per l’acume con cui risolveva i casi prima dell’avvento del nazismo, vive in una Judenhaus grazie alla moglie ariana. Una notte viene prelevato da un uomo in uniforme, non per essere deportato, ma perché le SS hanno per le mani alcuni omicidi che non sanno come risolvere; Hoppenheimer invece ci riuscirà.

In Ponte aereo la guerra è finita e Berlino nel 1948 è divisa in quattro settori; a est quello tedesco, a ovest Usa, Francia e Inghilterra. Siamo vicini alla divisione e alla nascita del Muro ( 1961) e il clima è quasi già quello della guerra fredda. E il ponte aereo è quello che venne messo in atto dagli Stati Uniti per aiutare la parte di Berlino ovest, isolata dai sovietici e quasi alla fame. Non basta perché nella città spezzata e ancora piena di macerie si muove un assassino che sparge le tracce dei propri omicidi: una gamba nello Sprea, un cadavere “ricostruito” con parti di uomini diversi, impagliate, cucite insieme in un capannone; e getta da un ponte le viscere di un’altra vittima su un barcone. L’indagine è complicata dal fatto che le ormai due polizie, ovest ed est, non collaborano.

Il thriller funziona alla perfezione, ha i colpi di scena “giusti” e offre una soluzione efficace. Il pregio maggiore di Harald Gilbers sta però nell’abilità con cui ricrea l’atmosfera e la situazione sociale e storica del periodo. La vita dei sopravvissuti, le difficoltà di procurarsi da mangiare, il clima di paura nel quale devono muoversi gli stessi uomini della polizia, sono raccontati con precisione, grazie a un’imponente documentazione. Una caratteristica comune ai sei romanzi di Hoppenheimer che sono, quindi, una perfetta fotografia della capitale tedesca fra il 1944 e l’inizio della guerra fredda.

Il romanzo fa venire in mente una serie televisiva interessante, arrivata su Netflix del 2021, The defeated, ambientata a Berlino nel 1946 e che tocca lo stesso tema della città divisa.

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