Dai profughi ai daini di Classe

Alcune considerazioni sparse, in questi giorni in cui stiamo tutti riflettendo nostro malgrado sulla sfiga della vita, tra pandemie e guerre.

– Se i profughi fossero stati marroni o neri come d’altronde è sempre stato, ci sarebbero state meno persone pronte ad accoglierli a braccia aperte come sta accadendo invece con le mamme e i bambini ucraini. Non trovate?

– Poteva andare peggio. Poteva per esempio alzarsi il prezzo della benzina sopra i due euro al litro.

– La notizia di questi giorni è anche quella dell’inizio dei lavori del nuovo pronto soccorso di Ravenna, con i soliti mesi/anni di ritardo. Sarà pronto nel 2024, dicono. Tanto non ci sarà nessuno a confermarlo, visto che moriremo tutti a causa delle bombe nucleari.

– Parole forti del prefetto, leggo sui quotidiani, all’indomani del primo incontro con la stampa: «Incontrerò tutti i sindaci e fisseremo degli appuntamenti». Ok.

– Svenimenti, sudore freddo, palpitazioni, difficoltà a mantenere la concentrazione: non sono i sintomi di una nuova variante del Covid, ma la reazione più comune dei ravennati alla notizia che dal 14 marzo partirà anche in città la raccolta dei rifiuti porta a porta.

– Pare che nella pineta di Classe ci siano 600 daini. Quando ce n’erano duecento a malapena, un po’ di anni fa, volevano sparargli a tutti i costi; oggi invece pare che stiano studiando metodi non cruenti per trasferirli in collina, preoccupati però per l’eccessiva adrenalina che potrebbero produrre con i sedativi e che potrebbe essere pericolosa per la loro salute. Madonna oh, paura che tornino le Iene a prendervi per il culo, eh?

– A Lugo, contro la guerra, hanno illuminato la statua di Francesco Baracca, asso dell’aviazione italiana, in grado di abbattere 34 aerei durante la prima guerra mondiale. Figo.

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