Gli ambientalisti: “insopportabili” anche se nel giusto

Questa storia dello zoo - che poi, tra parentesi, non è proprio uno zoo - un piccolo effetto lo ha sortito. Almeno a livello personale, avendo infatti avuto il merito di farmi scoprire un sentimento che evidentemente stavo covando dentro di me da tempo, ma che forse non avevo il coraggio di esternare. Si tratta di qualcosa di molto simile all’odio, un odio buono però, verso ambientalisti e/o animalisti. Questi paladini dell’ambiente che – puntuali come le zanzare d’estate a Ravenna – sbucano fuori ogni qualvolta si parli di un progetto che potrebbe avere a che fare con la terra e gli esseri viventi che la abitano. E mai una volta che il progetto in questione vada loro a genio, ci mancherebbe. La centrale a biomasse di Russi? Un inceneritore di rifiuti. Il rigassificatore? Una bomba in mezzo al mare. L’isola ecologica di piazza Costa? Una ferita nel cuore della città. Il parco faunistico alla Standiana? Un terribile zoo, dove tra l’altro saranno rinchiusi anche degli orsi polari, stando ai cartelli dei soliti manifestanti. Senza parlare del parcheggio dell’Orto Siboni, che secondo i nostri ecologisti sterminerebbe gufi e roditori che vi abitano. Quando per roditori si intende topi lunghi mezzo metro, uno dei quali tra l’altro una volta si è intrufolato nel cofano della mia macchina, danneggiando il motore in maniera quasi irreparabile e costringendomi a una serie di improperi.
Una cosa comunque sia chiara: tutte le battaglie che combattono gli ambientalisti - compresa quella sul tanto discusso zoo - sono almeno in parte condivisibili. Le battaglie però bisogna anche saperle combattere. Non si può essere così insopportabilmente demagogici, sempre contro tutto e tutti, così orgogliosamente fuori dal mondo. Insomma, io me la ricordo quella che forse è stata l’ultima conferenza stampa dei Verdi di Ravenna, qualche anno fa, nel loro quartier generale che sembrava tanto una comune degli anni Sessanta, con i biscotti al farro e i succhi di frutta biologici per i giornalisti, cani e gatti ovunque e arcobaleni di stoffa attaccati alle pareti. Tutte bravissime persone, ne sono certo, ma essere delle macchiette viventi non sempre aiuta a risultare credibili. Un po’ lo stesso problema dell’estrema sinistra, con cui non a caso i Verdi si sono alleati in questi ultimi anni e all’interno della quale ci si chiama ancora “compagno” a vicenda, senza nessuna dose di autoironia.
Sarebbe bello invece, dopo l’exploit ottenuto in Francia alle ultime Europee, avere anche in Italia (magari partendo dalla nostra piccola Ravenna) una federazione di Verdi (o ambientalisti, o ecologisti) in grado di rappresentare finalmente un interlocutore autorevole del mondo politico, con cui gli uomini al governo si possano confrontare, mettendo sul tavolo proposte serie e concrete da poter essere analizzate. E finendola una buona volta di continuare a dire solo di no.

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