Il Paese dei furbi, quelli che le regole non ci riguardano

“Hanno case migliori, auto migliori, risate migliori. Persino i loro incubi sono sogni sgargianti”. Non che Bukowski sia tra i miei autori preferiti, ma devo ammettere che morivo dalla voglia di iniziare un articolo con una citazione. Lo fanno tutti e molto spesso anche senza alcun nesso. In questo caso, però, il nesso dovrebbe esserci: il punto è che, alla fine, vincono sempre loro, nella vita come nei sogni. Loro sono i furbi, ai quali Bukowski ha dedicato fin dal titolo la poesia della citazione. I furbi che - secondo i dizionari - “sanno sempre operare a proprio vantaggio”, magari aggirando qualche piccola norma. L’Italia, è il paese dei furbi. È il paese - come disse il giudice Gherardo Colombo di fronte ad annoiati ragazzi delle scuole nella sua ultima visita a Ravenna - dove tutti vogliamo le regole, l’importante è che non ci riguardino. Mi tocca citare il solito Berlusconi: effettivamente, averlo come Presidente del Consiglio, credo aiuti a formare cittadini “furbi”. Quasi come fosse diventato un valore, quello di occuparsi esclusivamente dei propri interessi o tentare di trarre un vantaggio personale da ogni occasione, senza guardare in faccia a nessuno. Anche a Ravenna gli esempi non mancano. Dai “furbetti dello sballo” denunciati dal Sindaco, a quelli del reddito Isee che fanno carte false per inserire i propri figli nelle graduatorie degli asili. Fino ad arrivare alle 1.200 contravvenzioni che la Polizia municipale ha stilato in un solo anno ad automobilisti che hanno parcheggiato negli spazi riservati ai disabili pur non avendone il diritto. Stiamo parlando di quasi 4 multe al giorno. Senza considerare, tutti quelli che non sono stati beccati dagli agenti o i ragazzi che usano il permesso della nonna invalida. Ma i furbi sono anche - e soprattutto - i politici che farebbero qualsiasi cosa pur di ottenere un po’ di consenso in più. Basta cavalcare l’onda dell’insofferenza: a Lido di Classe ci sono troppi trans? Diciamo ai quattro venti che non li vogliamo più e diventiamo i paladini della libertà. Al quartiere Sant’Agata i residenti si lamentano per schiamazzi e troppe birre? Solleviamo il caso, l?importante è che alle prossime elezioni qualcuno si ricordi di noi. Sempre sul quartiere Sant’Agata, forse meno furbo ma sicuramente più diretto è stato il capogruppo del Pd Maestri, che ha in pratica dato dell’imbecille a chi parla di emergenza sicurezza. Come mi piacerebbe che anche a livello nazionale ogni tanto si usassero meno giri di parole. Quando, per esempio, il centrodestra si attacca ai propri successi elettorali accusando la sinistra di mancare di rispetto agli italiani mettendo in discussione Berlusconi, mi chiedo perché mai nessuno abbia il coraggio di dire apertamente come stanno le cose. Ovvero che gli italiani sono per la maggior parte degli imbecilli. Non è forse così?

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