Ora giù le mani di Bruno Vespa dal Guidarello

Alla fine non ce l’ho fatta, devo ammetterlo. Martedì sera ho visto “Porta a porta”. Ho visto Vespa e Berlusconi, Il premier e quello che in molti definiscono il suo maggiordomo, nonostante si tratti del giornalista più famoso d’Italia. O forse proprio per questo. Ho visto il ghigno di Vespa e l’evidente compiacimento sul volto del signor B. nonostante sapessi quello a cui andavo incontro. Nonostante mi fossi affrettato a dire a tutti di spegnere la televisione e mi fossi iscritto a svariati gruppi su Facebook (già, non ho resistito neppure a Facebook, ma ne riparliamo un’altra volta) che invitavano a boicottare il programma. La prima ora effettivamente me la sono persa, merito soprattutto della Champions League su Sky, ma l’ultima parte l’ho vista proprio tutta. E devo ammettere che è stato ancora peggio di quello che ci si poteva immaginare. Prima di tutto perché non è stato solo un modo per strumentalizzare il terremoto e le sue vittime (Travaglio sul suo blog parla di “red carpet sui cadaveri” e non mi pare affatto un’esagerazione) ma soprattutto un’occasione per il premier per continuare nella sua interminabile campagna elettorale, toccando un po’ tutti i temi caldi del dibattito politico e non certo solo la ricostruzione dell’Abruzzo, motivo per cui era stato deciso di mettere in onda “Porta a porta” quasi a reti unificate, oscurando potenziali concorrenti come Ballarò e Matrix. Forse mai il giornalismo è stato così vicino alla pura propaganda, con un Berlusconi scatenato che attacca, appunto, giornalisti, assicura di non aver mai partecipato in vita sua a niente di irregolare e neppure di inelegante - figuriamoci dei festini - e filosofeggia su immigrazione e sicurezza, non senza aver prima ribadito che il suo governo è senza dubbio il migliore della storia. Ora, quello che mi inquieta non è più tanto il nostro presidente del Consiglio, per il quale sono arrivato ormai per disperazione a provare quasi una sorta di simpatia, ma il fatto che esistano giornalisti come Vespa e, soprattutto, che Ravenna gli abbia affidato la presidenza della giuria e la conduzione del “Guidarello”, prestigioso premio per il giornalismo d’autore, trasformatosi in un altro dei suoi talk show di successo. Ecco, io credo che sia giustissimo partecipare alla manifestazione per la libertà di stampa a Roma, ma credo anche che nel suo piccolo Ravenna abbia il dovere di indignarsi e dire “no” a un altro Guidarello targato Vespa. Sarebbe poi bello che partecipasse alla protesta anche qualche nostro amministratore di sinistra, a maggior ragione ora che Franceschini pare abbia finalmente deciso di boicottare (almeno per una puntata) lo studio di “Porta a porta”. O dobbiamo per forza aspettare che faccia lo stesso anche sua maestà Bersani?

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