Ma dove si sarà diffuso questo virus?

 

All’inizio furono le discoteche: «Il problema non sono i locali da ballo – scrivevano i loro rappresentanti in agosto, quando vennero chiuse per evitare la diffusione del contagio – Hanno colpito noi quando la movida è ovunque».

Poi arrivarono i parrucchieri, in maniera preventiva. «Obbligarli a chiudere anche se rispettano le regole non è giusto e non ha senso», scrivevano le associazioni per fare pressioni contro la chiusura.

Nel frattempo hanno riaperto le scuole. «Sono sicure, abbiamo pure demolito dei muri», sintetizzando, era il parere della ministra.

E poi sono arrivati cinema e teatri: «Una follia chiuderli – scriveva l’Agis – con 347.262 spettatori e un solo contagiato», anche se non si sa bene come facevano a saperlo.

Per non parlare delle palestre: «Abbiamo investito un sacco di soldi per mettere in sicurezza le nostre strutture, rispettavamo le regole, perché chiuderci?» in estrema sintesi, mettendo in italiano quello che un po’ tutte hanno urlato nelle piazze italiane.

E dei bar-ristoranti, ci mancherebbe: «Farci chiudere alle 18 avrà effetti devastanti su una intera categoria. E viene colpito un settore che certo non è la causa principale della ripresa dei contagi di coronavirus», scrivevano i rappresentanti facendo riferimento alla ressa su autobus e metropolitane.

Così come le gelaterie: «Cos’è, dopo le 18 è più pericoloso venirsi a prendere un gelato?», si leggeva su Facebook.

Per finire con i centri commerciali: «Chiudere nel weekend solo i negozi dei centri commerciali e non tutti gli altri è concorrenza sleale», dicevano in coro quelli che fino all’altro giorno si lamentavano per i centri commerciali che fanno chiudere i negozi dei centri storici, prima della nuova ordinanza che li ha chiusi tutti, la domenica, i negozi.

Per carità, avranno anche tutti ragione. Però da qualche parte questo virus si è diffuso, mi par di capire. E mi piacerebbe, prima del lockdown, trovare una categoria, anche un solo imprenditore, che alzi la mano e dica: «Scusate, sì sì sì, avete ragione, qui è troppo complicato frenare i contagi, fateci chiudere».
Dite che è possibile?

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