Sull’immigrazione c’è chi ha sempre idee troppo chiare

Ci sono argomenti sui quali sarebbe meglio non avere sempre le idee troppo chiare. Uno di questi è l’immigrazione, un campo invece dove tutti sembrano custodire la verità in tasca. Così diventa semplice, da una parte, bollare i tanto discussi “respingimenti” semplicemente come un provvedimento razzista - senza però ammettere che, pur con i suoi limiti, si tratta di una delle prime misure efficaci contro l’immigrazione clandestina varate da un governo italiano - e dall’altra soffiare sul fuoco stabilendo che il solo fatto di essere nel nostro Paese senza un regolare permesso di soggiorno rappresenti un reato. Difficile poi spiegare, soprattutto ai ragazzi, che un clandestino non per forza è anche un delinquente.
Per contestualizzare un argomento così ampio alla realtà ravennate, in questi giorni l’appiglio lo fornisce il caso sollevato dalla nuova affiatata coppia dell’opposizione Eugenio Costa-Mirko De Carli: il presunto degrado del quartiere Sant’Agata, dove la situazione parrebbe essere diventata «inaccettabile». Spulciando nella rassegna stampa del blog di De Carli (davvero mitico, anche solo per la splendida foto in stile Berlusconi) si legge che Costa avrebbe denunciato il fatto che due negozi di alimentari del quartiere stiano diventando «veri e propri luoghi di ritrovo, soprattutto nei festivi». «Non si hanno notizie di spaccio - sono ancora parole di Costa - ma persone ferme sotto i portici senza fare niente creano certo sospetto». E ancora, poi giuro che mi fermo, ma è davvero più forte di me: «Di giorno ci sono appartamenti le cui tapparelle non vengono mai alzate: fatto abbastanza strano». Luoghi di ritrovo, persone ferme sotto i portici, tapparelle abbassate, gente che cucina (…lo avevo tralasciato): ci sono tutti gli ingredienti per gridare allo scandalo. Sarebbero questi i problemi del quartiere che, a causa dei negozi etnici e dell’alta concentrazione di stranieri, secondo alcuni residenti sta diventando il Bronx. D’accordo, c’è qualche ubriaco, schiamazzi, la cattiva abitudine di fare i bisogni all’aperto. Non è facile convivere con gli altri, in particolare quando sono stranieri, parlano una lingua incomprensibile e spesso ad alto volume. Non è facile, ma dobbiamo compiere un sforzo, cercando anche a Ravenna di fare un passo in avanti verso una società multietnica. Senza cavalcare la paura del “diverso” per ottenere consensi, ma anche cercando di risolvere i conflitti, senza per forza doverci schierare sempre dalla parte degli immigrati, scambiando semplici ingiustizie per razzismo e sguazzando nella retorica. Cercando invece di aprire gli occhi e pensare a una città in cui possano confluire e convivere più culture, finendola, insomma, di avere le idee troppo chiare su tutto.

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