Il piccolo capolavoro nato da un Tso

Tutto Chiede Salvezza.jogÈ stagione di premio Strega, è stagione di calcio, soprattutto è ormai sempre stagione di cronache che parlano di disagio, malattia mentale.
Le tre cose insieme non possono che riportarci a un piccolo capolavoro che fu in cinquina del premio più chiacchierato d’Italia l’anno scorso in quanto vincitore dello Strega giovani e che merita di diventare un classico: Tutto chiede salvezza di Daniele Menca­relli, Mondadori.
Era il ’94, l’estate caldissima dei mondiali in Usa quando Menca­relli, a vent’anni, viene ricoverato per un Tso dopo un’aggressione al padre. Vent’anni di me­dici e comportamenti fuori dalle righe, vent’anni di una vita in­tensa, faticosa, alla ricerca di un senso, nascosta a tutti se non alla famiglia, nota solo ai fratelli, allo zio, all’amatissima madre.
Vent’anni di un Daniele che non può mostrarsi per ciò che è davvero agli amici, che combatte contro se stesso, con se stesso, per trovare un modo di stare al mondo.
Tanto solo che, forse, riflette alla fine del libro, ciò che ha più di simile a veri amici sono i suoi compagni di stanza nel reparto psichiatrico, Gianlu­ca, Giorgio, Mario, Madonnina e il ragazzo che ha smesso di vi­ve­re dopo aver sbagliato un muro di mattoni.
Squarci di storie di un’umanità straziante e ricchissima in un libro straordinario sotto ogni punto di vista.
Il poeta Mencarelli usa una prosa misurata ed essenziale per strappare un velo, aprire una finestra su un mondo che siamo abituati a ignorare, più o meno volutamente, più o meno consapevolmente.
Accanto a una prosa scultorea nella perfezione, i dialoghi in romanesco a dare carne e sangue alle parole, alla pietas con cui racconta se stesso e gli altri dentro quel perimetro ristretto.
Lacrime, paura, commozione, incanto e anche qualche risata: la ricchezza di ciò che questo libro trasmette raccontando un piccolo angolo di mondo in genere lontano dal cono di luce ha dell’incredibile.
Un mondo popolato da malati, famigliari presenti e lontani, ma anche medici, stanchi, e infermieri, affaticati dopo anni di servizio e frustrazioni.
Un mondo duro, dove, di là dalla porta, ci sono davvero i misteriosi “cattivi”?
Quanta vita, quanto di ognuno di noi, di qualsiasi età, sesso ed estrazione sociale c’è in ognuno di quei personaggi, che siano giovani, vecchi, maschi o femmine, muti, saggi, clinicamente sani o socialmente pericolosi?

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