L’altra Sicilia di Roberto Alajmo

Roberto AlajmoIn attesa della nuova avventura di Vanina Guarrasi per la firma di Cristina Cassar Scalia – in uscita il 2 novembre sempre per Einaudi – può essere interessante scoprire un altro autore siciliano pubblicato quest’anno da Sellerio.
Ma attenzione, non si pensi a un nuovo Gaetano Savatteri, Santo Piazzese, Andrea Camilleri o a una nuova Simona Tanzini. Tutti questi autori, tutti Sellerio, sono infatti non solo giallisti ma veri e propri “ambasciatori” della Trinacria. Quando li si legge è facile farsi venire il desiderio di andarci il prima possibile, in Sicilia, di vedere il mare ma anche l’interno, di esplorare Palermo o Catania che sia, di mangiare dolci, pasta, pesce, melanzane.

Ecco, quando invece ci si imbatte in Io non ci volevo venire di Roberto Alajmo è più facile che venga voglia di dirigersi verso la Brianza, che potrebbe apparire ben più invitante. L’operazione letteraria – raffinata, intelligente e assai divertente – del giornalista, scrittore e drammaturgo palermitano Alajmo è infatti un controcanto dalla piega godibilissima, ma un po’ cartolinesca, di tanto giallo siciliano degli ultimi tempi. Se c’è da cercare qualche precedente di riferimento, meglio guardare a Sciascia.

Il romanzo è infatti uno spassoso atto d’accusa di una realtà diffusa, che si chiama o si dovrebbe chiamare mafia senza rischiare di banalizzare il termine. Non ci sono nomi celebri o grandi inchieste, non ci sono eroi né leggendari malavitosi, ma piuttosto la quotidianità di un sistema di potere, di silenzi, di ubbidienze in un mondo che appare piccolissimo. Il protagonista, più o meno investigatore, è infatti uno sciocco che ha deciso di fare lo sciocco, ma sembra avere l’odiosa astuzia di chi, alla fine, riesce a ottenere il massimo con il minimo sforzo anche a scapito di altri. Insomma, innocuo ma anche ignavo. In un certo senso racchiude i difetti del cliché siciliano agli occhi perlomeno di un certo nord: pigrizia, omertà, disimpegno.

A condurre la curiosa indagine è costretto, ed è costretto da un potere ombra, da un capo mafia di piccolo calibro che controlla la cittadina. La quale cittadina è Mondello, ma non ci sono villette vista mare o bagni in acque turchine o giardini di aranci. Il nostro antieroe vive invece in un appartamento di un’anonima palazzina con il padre completamente invalido e la madre, ancora efficentissima, che passa il tempo a preparare pietanze di una tristezza inenarrabile, costringendo il figlio a consolazioni culinarie non proprio da gourmet. Non manca una corte di donne che decidono al posto degli uomini tra troppe chiacchiere e troppe invadenze, tra pettegolezzi e piccole invidie.

Insomma, un vero e proprio controcanto della Sicilia, una commedia cupa e amara, per quanto divertente, che con il gusto del paradosso ci svela le ombre di una terra che non è solo l’isola più bella del Mediterraneo, ma forse un bel pezzo intero di Italia. Poi, per tornare a innamorarcene ci sarà appunto tempo anche per Cassar Scalia e la sua meravigliosa Catania.

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