Mas e “Il ballo delle pazze”, una storia al femminile

Mas Il Ballo Delle PazzeUn libro astuto, intelligente, perfetto anche da mettere sotto l’albero, in dono a lettori non necessariamente troppo esigenti.
Il ballo delle pazze si inserisce infatti perfettamente nella linea editoriale e/o di matrice francese che già negli anni ci ha portato best seller come L’eleganza del riccio o il più recente fenomeno di Valérie Perrin.

Il libro di esordio di Victoria Mas, uscito già diversi mesi fa, e da un paio di mesi anche divenuto film su Prime Video, si presta particolarmente alla lettura natalizia anche perché racconta una storia che sta a metà tra il romanzo e la fiaba, su un impianto storico di enorme fascino.
Siamo infatti a Parigi nel 1885 alla Salpetrie dove lavora il dottor Charcot, padre della neurologia e tra i maestri di Freud. In quell’edificio nel cuore di Parigi, tutt’oggi un nosocomio, in quel periodo sono internate appunto le “pazze” o “alienate”.
Donne che sono state innanzitutto vittime di una società maschilista e patriarcale che ha disposto di loro fino a che non le ha ritenute indegne di partecipare al consesso civile e dunque le ha nascoste, rinchiuse, usate per la scienza o qualcosa di presunto tale. E questo indipendentemente dalla loro condizione sociale o dal loro reale stato di salute. Dentro ci sono donne che sono state stuprate, ci sono assassine, ci sono “isteriche”.

Dunque un libro di riscatto femminile, per certi versi, un inno alla libertà delle donne, per quanto non tutte siano personaggi davvero positivi, soprattutto nell’ambiente borghese e pensante dell’epoca. Oltre a questo elemento dominante, la trama è attra- versata anche da altri fili, primo tra tutti quello del contrasto tra dubbio e certezza scientifica, tra paranormale e reale (che in quest’epoca Covid può pure rischiare di essere un tantino ambiguo) perché la protagonista con- divide con il noto Commissario Ricciardi di Maurizio De Giovanni (e tanti altri prima di lui, per la verità) la caratteristica di vedere gli spiriti dei defunti, come scopriamo fin dalle prime pagine. Qui il riferimento letterario esplicito è Il libro degli spiriti (Le Livre des Esprits) firmato da Allan Kardec nel 1857 (pseudonimo del pedagogista francese Denizard Rivail) e oggi edito in Italia da Macrolibrarsi, che diventa una lettura clandestina nel romanzo.

La tensione della trama è tutta rivolta a quel ballo di metà quaresima che per una notte all’anno apriva le porte della clinica e vi faceva entrare i “sani”, le persone “normali” che potevano ammirare da vicino le recluse, le quali a loro volta si preparavano per setti- mane a quell’evento annuale straordinario.

Un affresco gradevole, tematiche forti raccontante tutto sommato con una certa levità grazie anche alla scrittura semplice e fluida (la traduzione in italiano è di Alberto Bracci Testasecca) scelta dall’autrice che in Francia ha vinto anche il Prix Renaudot des lycéens 2019.

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