Gesti, espressività, idee e bonus: a proposito di Beatrice Venezi

Beatrice Venezi Direttrice Orchestra

Beatrice Venezi. Prima o poi si doveva parlare di lei. Il clamore intor- no a questa musicista è troppo intenso per continuare a ignorarla lasciandola lavorare, perciò ormai risulta necessario aprire (e chiudere) una parentesi per approfondire questa figura.

Lucchese di nascita, la musicista è passata agli onori delle cronache qual- che anno fa per le sue immagini cartonate messe in bella mostra nelle farmacie dello stivale con le quali promuoveva prodotti per la crescita dei capelli.
Vuolsi per questo aspetto di promozione commerciale o per i trascorsi politici familiari, schiere di musicisti si sono scagliati contro le capacità della giovane interprete. In questa sede, senza prendere aprioristicamente una posizione, si vuole analizzare in breve la capacità di Venezi di essere guida per le orchestre.

1. Gesto: ogni direttore ha un suo modo peculiare di dirigere, che trascende dalle basi nelle quali la mano destra “batte” il tempo e la sinistra si occupa della musica. In questo Venezi è piuttosto efficace quale metronomo uma- no, non lesinando gesti ampi e ben visibili. Anche troppo. È, infatti, grazie all’ampiezza del gesto che si indica la dinamica all’orchestra. Vedendo lo sbracciarsi della musicista ci si chiede come sia possibile che i professori suonino anche piano.

2. Espressività: ciò che il direttore comunica sul podio dovrebbe essere quello che richiede dall’orchestra. Guardando i movimenti della bacchetta lucchese, però, non sempre sono chiare le intenzioni. Oltre a qualche bello sprazzo, si notano atteggiamenti che non si confanno a chi sale sul podio, ma più a chi vuol dar sfoggio della folta chioma. Le braccia, inoltre, sono spesso utilizzate più per mettere in mostra i bei vestiti che per le indicazioni all’orchestra.

3. Idee: questo, in realtà, è il vero vulnus. Ci sono schiere e schiere di direttori inefficaci, inetti e incapaci, che vivono della loro autoreferenzialità. Il loro tallone d’achille sono le idee, o non le hanno o sono balorde. C’è da dire che, per quel che si è visto finora, la musicista dimostra pochissime capacità d’interprete.

Bonus: periodo buio per l’italiano quello attuale. Anche Venezi, secondo un discutibilissimo principio in voga di recente, rifugge il titolo di direttrice, ripiegando sul maschile. A questo punto la si aspetta sul podio in frac. E magari calva.

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