Sanremo con il pubblico? Sconcerto e indignazione

SanremoPanem et circenses. Non c’è molto altro da aggiungere alla questione sanremese.

Per chi (ancora) non lo sapesse, cinema, teatri, arene e via dicendo sono chiuse a divinis: sono state trasformate in cattedrali vuote dell’arte.
A essere maliziosi, sembra quasi che si sia avverato un disegno segreto.

Chiudere tutto, però, suona male. Non potevano mancare come fuochi fatui, tentativi a metà, spettacoli in diretta (in rete e in televisione) senza pubblico, per tranquillizzare, o forse ancor peggio, per anestetizzare anche gli animi più facinorosi e dediti alla fruizione dell’opera d’arte dal vivo.

Ecco, infine, calare la scure sul collo di un comparto provato già prima della pandemia: il Festival di Sanremo.

Sia chiaro, questo spettacolo è certamente legittimo come tutti gli altri (a patto di non chiamarlo più festival della canzone italiana, ma forse “in italiano”, perché le caratteristiche della storia della musica nazionale rimaste nei brani in gara paiono solo orpelli giustapposti a guisa di giustificazione).

Quello che sconcerta, indigna e fa ribollire il sangue nelle vene di “tutti gli altri” è la presenza del pubblico in sala.
Questo è ancora, in realtà, da chiarire, tuttavia è irrispettoso verso il resto del mondo artistico anche il solo fatto di prendere in considerazione la possibilità di sentire applausi dal vivo al teatro Ariston.

È chiaro, ci sono fortissimi interessi economici che fanno sentire il loro peso e che lavorano in grande sintonia con l’esigenza di proporre il solito carnevale di lustrini e farfalline. Il pubblico lo vuole, si dice.

Certamente: il pubblico è massa e questa è influenzabile, tende a replicare per imitazione la classe dirigente. Appunto.
Da decenni si è ormai assuefatti a governanti (o presunti tali) che vedono la cultura come una retta parallela al loro percorso, un intralcio, un’emorragia di denaro.

L’affare sanremese è solo la conferma che esistono spettacoli necessari per calmare la sete d’intrattenimento del popolo: come dicono oltremanica, lo spettacolo deve continuare.
Rimane solo una domanda: dov’è Bugo?

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