Gorky’s Zygotic Mynci, a testa alta

Il grande merito dell’Islanda agli Europei di calcio non è quello di aver fatto emozionare il mondo intero con il battimano ritmato di calciatori e tifosi a fine partita. No, quello al decimo video girato in rete con la scritta “Guarda cosa fanno gli islandesi, DA BRIVIDI” aveva già sfinito. Il vero merito dell’Islanda è stato invece quello di aver permesso a qualcuno di proporre servizi televisivi a un pubblico calciofilo di prima serata con il sottofondo musicale dei Sigur Ros o di far ricordare sulla tv generalista che tra i concittadini illustri del capitano barbuto Gunnarsson c’è pure Bjork. Musica e calcio, quindi: chi vince l’Europeo? Detto dell’Islanda, ormai da giorni eliminata, l’altra grande favola è quella del Galles, arrivato in semifinale sull’onda della nostalgia per i Gorky’s Zygotic Mynci. Perché a tutti vengono in mente i Gorky’s Zygotic Mynci appena si parla di Galles, giusto? Scherzi a parte, il loro folk-pop stralunato, cantato spesso in gaelico, resta un vero oggetto di culto per tutti gli appassionati del rock alternativo britannico degli anni novanta. Più noti e meno folkloristici, pur restando fuori dagli schemi, sono poi i Super Furry Animals di Gruff Rhys, forse la migliore rock band gallese della storia con il loro (brit)pop sporcato da elettronica o sperimentazioni varie, ma sempre all’insegna della melodia. A chiudere il tridente gallese – lasciando perdere gli Stereophonics o i (pur, a tratti, apprezzabili)  Manic Street Preachers – gli indimenticabili Young Marble Giants, con un solo album realizzato, di post-punk minimalista, Colossal Youth del 1980, presente in ogni enciclopedia del rock che si rispetti. In semifinale, sul campo, il Galles purtroppo ha perso contro il Portogallo che, nonostante esistano articoli sul web sulla sua scena underground – probabilmente con nomi inventati – non è stato in grado di portare all’attenzione internazionale una sola rock band nella sua storia se non i Madredeus, grazie però a Wim Wenders che poi, ora possiamo dirlo, non erano neppure niente di che. L’altra semifinale è oggettivamente molto più interessante con il french touch che è diventato un genere riconosciuto nel mondo e la Francia appunto che può presentare almeno due pezzi da novanta tuttora in attività come Daft Punk e Air in ambito elettronico, a cui si può aggiungere un terzo nome per completare il tridente da pescare in un’ampia gamma: io propendo per i da sempre outsider Herman Dune con il loro irresistibile indie-folk per eterni adolescenti. Dall’altra parte invece c’è la Germania che con Can, Neu! e Faust può già dire di aver vinto l’Europeo. Fine dei giochi.

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