L’assurdità al potere con i Pop X

Da dove partire, sinceramente, proprio non lo so. E questo è un punto a loro favore, in effetti.
I Pop X  hanno in qualche modo già ottenuto il risultato che (forse) volevano, scardinare la formula del fantomatico indie italiano, andando oltre ogni pudore, facendo pure perdere tempo prezioso a rispettabili critici o giornalisti musicali di tutta Italia sommersi da dischi “importanti” con le loro cazzate. Pop X, da leggere pop-per – ossia “popper”, mica male per iniziare – è un progetto – anche se qualcuno potrebbe fare fatica a crederlo – musicale, audiovisivo e performativo portato avanti in particolare da Davide Panizza, da Trento, segni distintivi: millennial. E Pop X rappresenta probabilmente un manifesto della generazione nata negli anni novanta: attivo da più di dieci anni nell’indifferenza generale dei media tradizionali, ma in grado di riempire locali sfruttando al meglio (e non solo a fini musicali) i mezzi tecnologici, internet in primis, per poi finirne alienati.
Dopo una serie infinita di  performance, video, concerti diventati leggenda, una sorta di compilation di debutto nel 2015, un secondo disco interamente strumentale di “canti albanesi di Trento e Bolzano”, questo Lesbianitj, uscito il 18 novembre dopo una certa attesa – e anticipato anche da un videogioco – può essere considerato a tutti gli effetti il loro vero album di debutto, pubblicato da Bomba Dischi, gli stessi del fenomeno Calcutta, che ora tirerà un piccolo sospiro di sollievo vedendo i riflettori puntati anche sui suoi nuovi colleghi d’etichetta. Al primo ascolto, diciamolo subito, il rischio-irritazione è molto elevato ma anche questo non per forza deve essere visto come un male. Qua siamo in fondo probabilmente oltre l’assurdo: elettronica minimale, testi nonsense o quasi, autotune, dance da balere dell’Est-Europa, synth, ritmi andini, la Pausini, il tutto compresso in canzoni pop di pochi minuti in cui si parla di froci, di ani di bambole, di voglia di trans che ti spezzano le gambe, di vacche che fanno «mu», ancora di froci, di cacca che «ti sfango sulla faccia». E via dicendo, senza alcun limite, senza alcun intento davvero commerciale, oltrettutto, va detto. Cazzeggio puro, a livelli altissimi, dietro il quale si nasconde però anche un certo modo di osservare la società che potrebbe pure far riflettere. Di certo non sarà un genio, come lo descrive già qualcuno al termine di articoli fin troppo filosofici, ma Davide e i Pop Per sono già qualcosa di importante nel panorama italico, per di più qualcosa di nuovo. E ben venga, mi viene da aggiungere, se l’alternativa sono i palazzetti pieni per i Thegiornalisti…

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