Neil Young e la regola del 5

Sarà il caldo, sarà l’età che avanza, saranno i figli che si svegliano presto, sarà che sto ascoltando troppo rap, ma vi confesso che non sono ancora riuscito a restare sveglio dal primo all’ultimo dei 51 minuti dell’ultimo disco di Neil Young. Sì, perché è uscito quello che dovrebbe essere il 36esimo – o giù di lì – album del cantautore canadese, si chiama “The Monsanto years” ed è un concept sulle tematiche ambientali e di agricoltura sostenibile, contro in particolare Monsanto, appunto, una delle multinazionali di biotecnologie agrarie più influenti del mondo. Tanto per ammazzare l’entusiasmo. Però mica si potrà prendere in giro Neil Young. Mi vengono i sensi di colpa. Che è pur sempre uno dei miei idoli musicali. Ma proprio per questo mi capita, credo come un po’ a tutti voi, di svegliarmi nel cuore della notte e urlare: «Basta, Neil, ti prego, basta!». Perché alla lunga poi le pagine indimenticabili che ha scritto in particolare negli anni sessanta e settanta, mischiate tra una quarantina di dischi, rischiano di sbiadirsi. Ok, forse non è il caso di Neil Young, che è sempre stato piuttosto scostante e in fondo ha piazzato qualche colpo anche oltre i 60 (penso a Le Noise) ma non mi pare ci siano davvero artisti in grado di restare ad alti livelli per decenni. Anzi, forse i miei artisti preferiti sono tutti durati una manciata di dischi, ed è questo che inconsapevolmente li rende ancora più grandi (sto andando sul banale, me ne rendo conto). In generale, chi ci riesce, il capolavoro lo piazza entro i primi, tre, quattro, massimo cinque dischi. E comunque ho notato che il meglio una band la realizza sempre entro quei cinque dischi. Poi, sinceramente, il mondo può farne anche a meno, del loro contributo. Sto esagerando? Forse. Però ditemelo voi, chi ha pubblicato il disco migliore della propria carriera dopo il quinto? Il gioco si fa sempre più stupido, e questo mi entusiasma. I Beatles e i Rolling Stones (ma sono pur sempre i Beatles e i Rolling Stones), David Bowie (la trilogia berlinese), i Rem, Bruce Springsteen (Nebraska è il sesto), Tom Waits, Scott Walker. E poi?
Anche di Neil Young, per tornare da dove siamo partiti, sinceramente se devo scegliere tre dischi scelgo il terzo (After the gold rush), il quarto (Harvest) e il quinto (On the beach). Tutto torna. Ragazzi, dopo il quinto disco è finita, fatevene una ragione…

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