Dall’appassionante serie “Casa di carta” a quello “Stand by me” da recuperare

La Casa De Papel

Dalla serie “La casa di carta”

La casa di carta (Serie Tv, Due stagioni, Netflix)
Con l’arrivo dell’estate e delle (nostre) vacanze è bene consigliare qualcosa che vi tenga possibilmente impegnati per tutto agosto. La casa di carta, uscito in tarda primavera, è una serie spagnola che parla di una rapina da parte di un gruppo ben organizzato di criminali ai danni della zecca di stato. Ambientato in diretta al momento iniziale dell’irruzione e condito da flashback che spiegano la genesi del colpo e raccontano meglio il background dei protagonisti che per non farsi riconoscere indossano tute rosse e maschere di Dalì (orgoglio nazionale), la serie ha avuto un successo mondiale immediato grazie a un elemento semplice: il saper coinvolgere e appassionare. La casa de papel rappresenta infatti l’intrattenimento perfetto, non ha le pretese delle grandi serie dal punto di vista della scrittura e della recitazione, propone personaggi spesso improbabili e a volte incoerenti, ma fa venire una voglia matta di andare fino in fondo tanto quanto un bel piatto di tagliatelle al ragù… anche d’estate. Che poi presto la serie diventi una metafora della ribellione al capitalismo, condita da musiche e canti ribelli, è cosa nota, buona e giusta, grazie al modo in cui la vicenda è presentata, semplicemente travolgente. La suddivisione in due stagioni è un’invenzione di Netflix perché la serie originale è narrata in un’unica stagione, i cui episodi durano poco più di un’ora, mentre la versione italiana presenta puntate più brevi. Non piacerà a tutti, ma un paio di episodi vi diranno subito se siete pronti per far parte di questa squadra d’assalto. Da queste parti la riposta è affermativa, pur sperando invano che non inizino a produrre stagioni all’infinito, perché la serialità obbligata dal successo porta le serie ad essere un prodotto artisticamente ancora inferiore al cinema. E non lo sarebbe.

I classici di R&D: Stand By Me – Ricordo di un’estate (di Rob Reiner, 1986)
Il film che ho visto più volte e che ho amato di più, pur non essendo il mio preferito in assoluto. Tratto da un felicissimo racconto di Stephen King non d’orrore ma con elementi inquietanti (la tecnologia – il treno – e la natura – le sanguisughe), Reiner ne trae una semplice (nello stile e nella realizzazione) ma stra­ordinaria commedia di formazione che ha segnato il cuore di un’intera generazione. Proposto ai giovani d’oggi, un film di 30 anni fa ambientato 60 anni fa non fa più breccia, ed è un peccato perché la storia di questi quattro adolescenti americani che con la scusa di ricerca del cadavere, iniziano a trovare loro stessi, resta un gioiello assoluto. Recuperate.

Arene, mese di agosto
L’agosto dell’arena Borghesi è completo, perché propone i due film dell’estate e uno dei film dell’anno, rispettivamente Il sacrificio del cervo sacro (il 20, mentre il 9 è a Bagnacavallo), Unsane (il 27) e Un sogno chiamato Florida (il 25). Alla Rocca di Ravenna il 9 troviamo un altro dei film dell’anno, I segreti di Wind River, presente anche a Bagnacavallo il 26 e 27; non mancano neanche i consueti Tre manifesti, film un po’ inflazionato ma pur sempre ottimo (il 5 alla Rocca, il 17 a Faenza). Segnaliamo infine per Cinema Divino l’appuntamento del 13 agosto alla Fattoria Palazzo a Zattaglia la degustazione con proiezione di Ammore e malavita dei fratelli Manetti.

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