Ecco “Dune”, ma quello invisibile di Lynch, da recuperare in streaming

Dune David LynchDune (di David Lynch, 1984)
Come potete leggere tra parentesi, qui non si parla dell’omonimo film di Denis Villeneuve presente nelle nostre sale, ma della prima trasposizione cinematografica del romanzo culto di Frank Herbert del 1965, a opera dell’allora giovane David Lynch, qui al suo terzo lavoro dopo il grande successo di The Elephant Man.
Perché parlare di questo film? Perché una recensione non deve far decidere al lettore se andare a vedere un film o meno (se vi “ispira” ci andate). E poi per offrire una visione ancor più a 360 gradi dell’operazione, ma soprattutto perché si recensisce un film dopo averlo visto.

La trama è molto complessa, e lo spazio è breve, sappiate solo che tra 10 mila anni circa esiste sul pianeta Dune una “spezia” che rende praticamente immortali, telepatici e fa viaggiare nello spazio. Naturalmente tutti vogliono conquistare la spezia, ma i locali aiutati dal rampollo della famiglia Atreides daranno battaglia fino in fondo.

Flop ai tempi sia di critica che di pubblico, Dune è, come sempre accade nei film di Lynch, una lettura molto personale di un autore che già 37 anni fa mostrava alcuni punti cardinali della sua poetica e soprattutto visionarietà. Moltissime immagini, scelte, icone, “effetti speciali”, torneranno periodicamente nella produzione lynchiana, fino a sfociare con immutata forza nel 2017 con quella che è la sua opera omnia, il compendio di una carriera che deve anche e soprattutto alla serialità televisiva, la potenza del suo personaggio: Twin Peaks Stagione 3.

La sceneggiatura non era semplice da scrivere e la voglia di dare compiutezza a un’opera tramite il mezzo cinematografico a scapito della serie, ha provocato un’eccessiva compressione degli eventi, una seconda parte che si pone in antitesi a una prima che, per presentare personaggi e contesto, pecca di lentezza.
Se Blade Runner, uscito 2 anni prima, può essere considerato il simbolo della fantascienza degli anni ’80, Dune non ha quasi nulla da spartire col periodo, ma ricorda (con effetti visivi decisamente moderni, soprattutto i vermi di Carlo Rambaldi) il decennio precedente, soprattutto nei costumi e nella scenografia. A rimettere a posto la collocazione storica ci pensa l’ottima colonna sonora dell’accoppiata Brian Eno-Toto e una serie di attori che ritroveremo nei successivi film del regista, a partire dal protagonista, un giovane Kyle MacLachlan, che dopo aver brillato nel successivo Velluto blu, diventerà per tutti l’Agente Cooper di Twin Peaks, chiudendo il cerchio. A fare da collante tra Dune e Blade Runner ci pensa la presenza carismatica di Sean Young, attrice simbolo del decennio che non ha più avuto visibilità col prosieguo della carriera.
Disponibile in streaming.

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