“Eighth Grade”, bella e intelligente commedia sull’adolescenza di oggi

Eighth Grade BurnhamEighth Grade (di Bo Burnham, 2018)
Bo Burnham è un comico statunitense che nonostante la giovane età (28 anni) gode già di gran successo in patria. Dotato di grande versatilità, Burnham è molto noto sia come youtuber da 200 milioni di visualizzazioni, sia come cantante, sia come attore cinematografico ma soprattutto teatrale; inutile specificare che da noi questo enfant prodige non lo conosce nessuno.
Il suo debutto da regista di cui state per leggerne la recensione, è uscito in anteprima al Sundance Festival poi nelle sale in patria, riscuotendo un notevole successo di pubblico e critica.

Il film inizia con un video realizzato dalla protagonista Kayla, durante la sua ultima settimana di terza media (appunto il “Grado 8” di istruzione statunitense, da qui il titolo Eighth Grade), in cui si racconta e spiega tutto il suo essere adolescente, sottolineando come la sua timidezza le impedisce di essere così loquace e comunicativa nella vita reale nonostante abbia un sacco di cose da dire, al momento esclusivamente attraverso lo schermo.
Kayla a scuola è semplicemente ignorata sia dalle ragazze più popolari che segue senza particolare convinzione, sia dal ragazzo (ahinoi un bulletto) che le piace.
La protagonista nel corso del film cercherà di fare bagaglio delle esperienze vissute sia coi suoi coetanei, sia a contatto con ragazzi più grandi (grazie a un Open Day al Liceo), senza ignorare il difficile rapporto col padre vedovo.
Partiamo dalla protagonista, nota in patria soltanto come doppiatrice di Cattivissimo me, quindi di fatto esordiente e sconosciuta da noi: Elsie Fisher è stupefacente e straordinaria nel suo calarsi completamente nella parte, tanto da farci dubitare seriamente che lei e Kayla siano la stessa persona!
Detto questo, passiamo a lodare colui che il film lo ha scritto e diretto, perchè Burnham compie un egregio lavoro di scrittura creando personaggi e situazioni credibili, e soprattutto mettendo con decisione in campo la dipendenza da cellulare (da ricordare una scena comica tra la protagonista e le due “vamp” adolescenti della scuola) e la necessità di raccontarsi attraverso uno schermo (materia che Burnham conosce molto bene).
Dipinge una scuola e una famiglia reali senza mai premere sul pedale del dramma nei due mondi, ma piuttosto collocandoli come sfondo e contesto di un piccolo romanzo di formazione.

Regia intelligente, musiche che spaziano dall’attuale al cult (c’è Orinoco Flow di Enya), montaggio fresco che dà un ritmo perfetto a una storia giustamente non lunga (93 minuti), sono gli ingredienti di una delle migliori commedie dell’anno, uno dei film più intelligenti sull’adolescenza visto negli ultimi anni, da proiettare nelle prime classi superiori, come video di benvenuto; per ciò che si prefigge Eighth Grade risulta più efficace delle serie tv che trattano lo stesso tema, che al momento, come ampiamente detto, guardano più al pubblico che al contenuto di ciò che narrano. Il risultato finale è che il film da noi è inedito anche se lo vedremo, credo, prossimamente in streaming in italiano.
Per ora bisogna accontentarci (si fa per dire) dei sottotitoli disponibili in rete.

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