In sala vi aspetta “Searching”, bellissimo Screen Movie

Searching Screen MovieSearching (di Aneesh Chaganty, 2018)
Li hanno chiamati Computer Screen Movie, per poi accorciarli nel più semplice Screen Movie, quei film narrati  esclusivamente attraverso i desktop di uno o più computer o cellulare.
Searching va oltre i primissimi tentativi (tutto nel giro degli ultimi 4 anni) e amplia il suo spettro visivo a video di sicurezza e telegiornali, dando vita a un film che lo spettatore vede con gli occhi del protagonista, di un’altra soggettiva.

Searching ha una trama semplicissima perchè parla della scomparsa di una quindicenne e del padre vedovo che con l’aiuto della polizia si mette a cercarla. Le prime indagini il protagonista le svolge proprio all’interno del computer della figlia, attraverso tutte le chat salvate e i dati in memoria. Come ampiamente detto, tutto il film è “ambientato” sui dispositivi visivi a disposizione come inevitabile fonte di informazioni e di ricerca, mentre gli eventi che si svolgono in diretta sono ripresi appunto da cam e dirette web.
Il cinema non è nuovo nell’affidarsi completamente alla tecnologia come interfaccia unica di interazione, perchè con l’avvento dei cellulari oltre vent’anni fa la settima arte si era allertata e scatenata.
Penso soprattutto a un film curioso e purtroppo di­menticato come Hel­lo Denise! (1995), geniale racconto di una serata di amici raccontato solo tramite cellulare e telefonate, con i protagonisti che non si incontrano mai. La tecnologia e il suo uso sono ampiamente al centro della cinematografia moderna, a partire dalla fuoriserie delle serie tv Black Mirror, per poi trovare in maniera meno efficace altre sponde nel cinema con alcuni film adolescenziali non brutti tipo Nerve.
Ma è con Searching che avviene la svolta a 360° portando lo spettatore a guardare un video tramite un altro video, dandogli non solo un nuovo punto di vista, ma anche ampi strumenti di riflessione sulla società contemporanea, sulla privacy di ogni individuo, sui rapporti in rete così curiosi così misteriosi.

Il film è avvincente ed emozionante, forse gestisce con un po’ troppa fretta la parte finale, senza nulla togliere all’efficacia del racconto che vede un bravissimo John Cho nella parte del protagonista.
Non manca moltissimo a Searching per diventare un classico o un film generazionale (come lo fu al tempo Blade Runner), ma pur restando uno dei film più belli degli ultimi anni, non riesce a scalare la cima per diventare un Cult Movie. Le cause della mancata perfezione sono principalmente dovute alla cattiva gestione della tensione e dell’inquietudine che la vicenda (e il modo in cui è raccontata) creano col passare dei minuti perchè il crescendo e il desiderio di sbrogliare la matassa vengono ac­con­tentati con troppe parole e spiegazioni, piuttosto che azione o psicologia, con quest’ultima unica riva che si potesse raggiungere, vista la natura del film.

Resta, come detto, un film bellissimo, che si mangia a colazione produzioni hollywoodiane del periodo più costose e pompose che portano la gente, sottoscritto compreso, sempre più lontana dalle sale. Searching, con un’edizione italiana curatissima, ci riporta dritti al cinema, anche se immagino invano perchè del film si parla pochissimo. Invece è in sala che vi aspetta, e non deludetelo.
PS: è un’opera prima.

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