Il nuovo, strepitoso, film dei fratelli Coen direttamente su Netflix

Ballata Fratelli CoenLa ballata di Buster Scruggs (di Joel ed Ethan Coen, 2018)
Sipario: una mano apre il libro di racconti intitolato appunto La Ballata di Buster Scruggs, che contiene 6 novelle western.
Il nuovo film dei fratelli Coen, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia dove ha vinto come Miglior Sceneggiatura e approdato direttamente su Netflix, la piattaforma resa popolare dalle serie tv, non è la solita miniserie commerciale, ma un caro, vecchio e gradito film a episodi.

The Ballad of Buster Scruggs è il primo, esilarante e canterino racconto che narra appunto di colui che ha dato il nome al film, menestrello e spietato assassino interpretato da un perfetto Tim Blake Nelson. Episodio divertente, pulp, ai limiti dell’assurdo e pronto a dividere lo spettatore: spegnerà la tv chi pensa sia una parodia del West, continuerà chi si è, come chi scrive, totalmente immerso nel Coen West e in cui ha già intuito il tema ricorrente del film: la fugacità e la fragilità della vita.
Near Algodones, con James Franco, è ancora un corto divertente ma il tema della morte associato all’ineluttabilità del fato è presentato in maniera più esplicita. Prima parte quasi comica e seconda camuffata da thriller che sfociano in un finale bellissimo condito da una già memorabile battuta del protagonista. Anche perché da qui il tono del film cambia e le risate fanno posto a emozioni e riflessioni.
Meal Ticket parla di spettacolo: l’impresario Liam Neeson porta in giro la sua creatura senza braccia e gambe a recitare per i vari villaggi, e con scarso successo, monologhi shakespeariani. Destino e morte sono anche qui a prevalere, ma la riflessione dei fratelli registi sul mondo dello spettacolo e sulla cultura in generale è chiara e raffinata, in una parte non leggera ma che rilegge con straordinaria efficacia le suggestioni del cinema da circo e dello sfruttamento dei Freaks, scritto in maiuscolo perché è anche il titolo capostipite e imprescindibile sul tema.
Il quarto e noiosetto episodio, All Gold Canyon, è sicuramente l’omaggio più “puro” al mondo del West, dove un grande Tom Waits è un solitario cercatore d’oro.
La poeticità e la performance sono indubbie, ma ci si rende anche conto della pesantezza, che di colpo svanisce con il poeticissimo The Gal Who Got Rattled, sorta di Romeo e Giulietta western, che narra delle avventure di una carovana diretta in Oregon, in una piana apparentemente tranquilla, ma con l’incombente minaccia degli indiani. Romantico e splendidamente messo in scena dai protagonisti Bill Heck e Zoe Kazan, la novella rimette in gioco il tema della caducità della vita e della felicità. E con lui, tornano le emozioni.
Il libro si chiude con il racconto finale perfetto, The Mortal Remains, sorta di film dei Monty Python (Il senso della vita, film appunto a episodi), condito da riflessioni bergmaniane e carovana fordiana. Caratterizzato da dialoghi incalzanti e strepitosi e da attori perfettamente in gioco (c’è Brendan Gleeson) l’epilogo del film è assai diverso dal suo inizio, non fa più ridere, non c’è la luce del sole, la destinazione del gruppo è misteriosa e si parla tantissimo proprio dei temi che hanno attraversato tutto il libro, per discuterli e compierli in qualche modo, grazie anche al taglio beffardo del cacciatore di teste Jonjo O’Neill.

Si chiude quasi come si è aperto, con una ballata che spiega moltissimo di quanto visto in queste straordinarie due ore e un quarto. Un film strepitoso, diverso dalle vette dei bei tempi dei Coen, più amaro, riflessivo e crepuscolare.

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