“The Dirt”, un altro bel capitolo della favola meravigliosa del rock

MotleycrueThe Dirt: Motley Crue (di Jeff Tremaine, 2019)
I Motley Crue sono stati una band “glam” metal degli anni ottanta, periodo in cui esauritasi la vena hard rock di gruppi come i Black Sabbath, nascevano eredi dal sound simile come Iron Maiden, Van Halen, Skid Row, Def Leppard e così via, creando di fatto un nuovo movimento all’interno della chitarra rigorosamente distorta.
Lascio eventualmente alla rubrica di musica un approfondimento, anche perché chi vi scrive non è propriamente un fan del genere, anche se ha interamente vissuto l’enorme successo di una band oggi un po’ dimenticata. Il film narra del periodo d’oro dei Motley Crue, dagli inizi del 1981 alla decadenza iniziata poco più di dieci anni dopo, è tratto dall’autobiografia voluta e raccontata da tutti e quattro i membri ed è diretto dall’irriverente e geniale regista di Jackass (una serie tv folle da noi non pervenuta).

Dimenticate subito Bohemian Rhapsody, il cui successo ha comunque ridato linfa alle biografie rock, perché in questo film i protagonisti non sono dipinti da un alone disneyano e rassicurante, perchè la band in questione è da sempre nota per i suoi eccessi tutti a base di sesso, alcol e droga. Il film che è raccontato dai suoi protagonisti parla proprio di come hanno vissuto la scalata al successo e come (non) siano sopravvissuti a tutte le possibili tentazioni date da una vita senza freni.
La prima parte è davvero divertente, e messa in scena con originalità, simpatica volgarità e autoironia, poiché vengono addirittura segnalate in maniera esilarante alcune licenze poetiche del racconto. L’eccesso porta inevitabilmente a difficoltà, declino e dramma, quest’ultimo presente anche in maniera non dipendente dal comportamento dei suoi personaggi, e la vicenda nella seconda parte s’incupisce. Gli attori, poco conosciuti tranne il cattivo del Trono di spade (così ho letto), sono davvero notevoli e perfettamente calati nelle parti al punto di acquisire una somiglianza non così evidente nei tratti del viso; inoltre il ritmo del film è tale da farsi guardare con spensieratezza e divertimento per tutta la sua durata (105 minuti).

Un film che al cinema non avrebbe visto nessuno, ma a cui il formato televisivo (è distribuito da Netflix) calza talmente a pennello che anche chi non conosce la band se lo può gustare volentieri. La storia del rock, come già detto, è meravigliosa e meriterebbe una serie a puntate per ogni sua band, visto che anche nel caso dei Motley Crue non si poteva dire tutto, come ad esempio del loro pessimo rapporto coi Guns’n’Roses o della relazione tra il batterista Tommy Lee e la mitologica Pamela Anderson. Senza pretese da premi, ma sicuramente più vero di certi suoi illustri “colleghi”, The Dirt è l’ennesimo bel capitolo di questa favola meravigliosa che è il rock. Da vedere.

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